Strette di mano, altri abbracci e via: nella fredda e buia notte della capitale iraniana, c’è un ferro vecchio a quattro ruote che mi traghetta verso un futuro migliore. Non riesco a capacitarmi del fatto che sto per ripercorrere lo stesso percorso di sette giorni fa. Ho il timore che l’auto perda una ruota o venga tamponata dai pochi viandanti notturni lungo le strade extraurbane della capitale…
Mamma mia come sto messo male, ho proprio bisogno di cambiare aria! Gli ultimi giorni sono stati contraddistinti dalla frustrazione e dal nervosismo, logico che non veda l’ora di appoggiare le terga su quel benedetto sedile d’aereo. Imbarco bagaglio, check-in, attesa lunga, ma colorita: un gruppo impressionante (e rumoroso) di indiane sta tornando a casa e non mancano di manifestare la propria presenza con schiamazzi d’ogni tipo. Una sorta di anticamera di quel che mi aspetta…
Ad ogni modo sono pronto (e felice) di chiudere il ‘capitolo Iran’: mi ero riproposto di descrivere la situazione locale una volta uscito dal Paese e, come promesso, ecco una breve lista delle informazioni che sono riuscito a raccogliere. Finalmente posso tirare le somme su questo famigerato Iran e raccontarvi un po’ quel che ho visto/sentito/vissuto in queste settimane. Per farlo, devo riflettere un po’ su cosa significhi vivere la propria vita sotto pressione… una pressione immane che il governo iraniano pone sul capo della popolazione. In Italia non stiamo messi bene, ma qui c’è veramente da impazzire.
Ma prima di tutto ciò, voglio soffermarmi sulla immane quantità di caXXate che ho dovuto sorbire prima di partire: gente a me vicina mi avvertiva di stare attento a non rivelare la mia fede cristiana (presunta, visto che cristiano non sono e ho anche inviato una lettera in parrocchia per ufficializzare la mia NON fede cristiana) altrimenti mi avrebbero ammazzato.
Come credere a queste corbellerie? “Là c’è la guerra!” mi dicevano in molti, senza sapere neppure dove sia questo “Là”! La maggior parte delle persone che mi davano consigli su cosa fare e cosa non fare (ovvero prendere un’altra strada e NON attraversare l’Iran) non avevano la benché minima idea di dove e come si trovi questo Paese. E pretendevano anche che li ascoltassi! E, mi spiace ammetterlo, di gente che la pensa così ce n’è a bizzeffe…
I media italiani parlano di Afghanistan, Iraq, Iran, Pakistan e Arabia Saudita come se fossero tutti un conglomerato di terrorismo, integralismo islamico e odio verso l’Occidente. Per quanto ho visto in Iran, nulla di più sbagliato. Degli altri Paesi non so, il Pakistan lo dovrò saltare, ma dell’Iran ho imparato qualcosa… Qui c’è dittatura, e di quella vera: i leader vengono ritratti su palazzi e cancelli, quel che dicono non si discute e chi osa alzare il dito contro i potenti viene eliminato. In fondo, questo fa il regime: ti toglie libertà e fa di tutto per promuovere l’ignoranza generalizzata; meno si sa, meno si dà problemi. Un po’ come le fabbriche di Termoli, dove un laureato non viene assunto in catena di montaggio perché, in caso di controversie, potrebbe creare problemi e non accettare passivamente senza protestare. Eppure, come ho già descritto molte volte, in Iran la gente è un mondo a parte rispetto a quanto vogliono farci credere: sono accoglienti oltre l’inverosimile, ti fermano per strada solo per stringerti la mano e dirti “Welcome to Iran!” e fanno di tutto affinché ogni turista possa riportare un ottimo ricordo a casa.
E lo fanno disinteressatamente! Certo, ho trovato molte somiglianze con il nostro Paese, ma le differenze ci sono, per esempio: qua la chirurgia estetica si concentrasui nasi delle donne, in quanto il decolté è vietato e devono coprirsi quasi completamente. Legge dell’Islam… “In Iran non ci sono gay” sentenziava in un’intervista il premier iraniano; mah, lascio a voi i commenti (sembra che i nostri leader abbiano qualcosa in comune: sparare caXXate!) L’Iran, Paese dai mille controsensi: gli autobus sono divisi in compartimenti per uomini e donne, ma nei taxi si condivide la corsa senza problemi; non ci si può accompagnare con le ragazze a meno che non si sia il marito o un parente… ma puoi incrociare uomini camminare mano nella mano e in alcune città (meno conservatrici) puoi vedere ragazzi e ragazze incontrarsi liberamente. Le donne non possono andare in bicicletta, ma in moto sì… e non possono stringere la mano degli uomini quando ci si presenta! La moda iraniana non sarà mai ai livelli italiani: le donne non possono fare altro che coprirsi da capo a piedi per nascondere le proprie forme e andare al mare, ovviamente, è precluso loro; peccato, le donne iraniane sono così belle… Orecchini, tatuaggi e capelli colorati sono vietati agli uomini, così come i pantaloncini corti. Molte donne si concedono la libertà di scoprire il capo in casa, segno che solo una piccola percentuale accetta i dettami del regime e la maggior parte di essi lo fa perché svolge lavori governativi.
Ma ribellarsi costa caro, soprattutto in termini di sangue. E le armi sono in mano ai potenti. Armi vere e proprie, ma anche mediatiche: tutte le televisioni sono controllate, il satellite è proibito (ma ce l’hanno tutti) e a Tehran ci sono strade precluse al traffico cittadino, servono solo in caso d’intervento militare contro eventuali proteste in piazza, come successo nel 2009. In quell’occasione, dopo i brogli elettorali, tantissimi sono scesi in piazza a protestare in tutte le grandi città. Ma hanno pagato a caro prezzo il tentativo di essere ascoltati: in tanti sono stati uccisi, picchiati ed imprigionati (alcuni anche seviziati e stuprati nelle carceri). Ho visto le immagini di poliziotti sparare sui civili e picchiare donne senza batter ciglio. Ecco il perché del blocco di siti quali Youtube o Facebook: condividere informazioni e mostrare a tutti quel che è successo è severamente punibile. In Italia non siamo messi così male, ma il tasso di disinformazione non è molto distante da quanto visto qui. E TUTTI si fanno beffe di noi e del nostro caro (ex) Presidente del Consiglio (sarò monotono, ma racconto quel che vivo quotidianamente). “Perché non vi ribellate, voi che potete?” mi chiedono in molti… Fondamentalmente (e sfortunatamente) credo che fin quando, in Italia, si avrà calcio, pizza al sabato e televisione, nessuno muoverà un dito per migliorare le condizioni del Paese.
In periodi di crisi i nostri politici non fanno altro che sperperare e comprare altre auto blu, alzare le tasse e fregarsene di noi contribuenti che stringiamo la cinghia costantemente. Ma a noi ‘comuni mortali’ che importa, domani c’è il derby! In Italia abbiamo la libertà di protestare, ma non la sfruttiamo come e quando dovremmo.Qui non puoi bere alcool (se ti beccano, dopo la terza volta vieni condannato a morte!), se nel tuo PC viene trovato un video hard vieni multato di 50’000 Rial (circa 3,6 €) per ogni secondo (!) del filmato stesso; discoteche, concerti e feste sono proibiti e nelle piazze cantano solo i cantanti approvati dal regime. E se ti lasci andare a sonore risate o alzi troppo il volume della musica durante il Ramadan puoi esser redarguito dalla polizia. Inoltre: se non fai testamento lo stato si prende tutto, sei obbligato a due anni di servizio militare e se bestemmi ti guadagni la pena capitale. Le auto costano cifre spropositate per via delle tasse e la benzina, sebbene a buon mercato (la Super costa circa 0,60 centesimi di dollaro al litro) ha subito un aumento del prezzo del 700% negli ultimi quattro anni. E che dire del divieto (informale) di parlare con gli stranieri, per evitare di fornire loro informazioni sensibili di alcun tipo? Ho già raccontato della mia esperienza a Bandar Abbass e delle domande fatte al mio ospite circa la mia presenza in casa sua, oltre all’essere interrogato e formalmente invitato ad andarmene per paura che fossi una spia…
Pazzesco! Dopo questa, il blocco dei film stranieri (per via delle donne non coperte) passa nettamente in secondo piano… Non male, proprio un bel sistema per tenere a bada un popolo gentilissimo, ospitale e sempre sorridente. Sono stato aiutato a mettere la mia moto in un container in direzione Mumbai e molti mi hanno regalato sorrisi e saluti solo perché riconoscevano ch’ero straniero. Troppe persone sognano un futuro migliore, ma non possono neppure lottare per esso. Ma non si può mettere troppa pressione sulla gente, è pericoloso anche per i potenti. Mi viene in mente il film Equilibrium: per mettere fine ai problemi dell’umanità, il Governo obbliga tutti i cittadini ad assumere un siero inibitorio di tutte le emozioni; così si spera di risolvere ogni male dell’umanità. Ovviamente si tratta di fantasia, tuttavia questa pellicola non è molto lontana dalla realtà iraniana. I sistema di governo è una repubblica: Islamic Republic of Iran è la dicitura corretta. Il Corano impera ovunque e nessuno si permette di metterlo in discussione; e vi lascio immaginare come mai… Ho fatto spesso dei paragoni con la religione cristiana e devo ammettere che, nonostante le marcate differenze di pensiero e comportamento, ambedue forniscono sì una via da seguire, condita (secondo me, ma anche secondo i miei interlocutori) da troppi parametri e costrizioni. Seguire alla lettera ogni imperativo rende impossibile una vita serena ed emozionante (ed emozionale). È giusto fornire una linea di condotta ed incitare la gente a comportarsi bene, ma impedire alle persone di godere dei piaceri corporei (e non mi riferisco solo al sesso) è un controsenso; “Sennò che ci stiamo a fare qua?
Possibile che dobbiamo trascorrere una vita intera di privazioni e dedizione, solo per essere premiati dopo di essa?” A me suona un po’ strano e, anche se così fosse, preferisco comportarmi al meglio delle mie possibilità e godermi la vita senza fare del male a nessuno. È una mia scelta e credo che, sin quando non causerò dolore o svenuta ad alcuno, nessuno potrà biasimarmi. E se mi concederò un gelato di troppo non m’interesserà esser etichettato per goloso, così come svegliarmi tardi la domenica non mi farà sentire macchiato dall’accidia… e via dicendo. Nel corso della Storia gli uomini hanno visto gli dei in ogni elemento ed in ogni manifestazione naturale, chi dice che le religioni di oggi siano migliori delle precedenti? Il politeismo dei romani non è arrivato sino a noi per la caduta dell’Impero, non per demerito dei loro dei. Oppure esistono dei vincenti e perdenti? Molti si professano fedeli di una data religione perché è stata presentata loro sin da bambini, non perché sia frutto di una scelta. Se Dio esiste (o se ne esiste più d’uno) è indipendente dalla religione che si segue e dal libro che dovrebbe raccontarne la storia. E, a mio modesto avviso, se Dio è veramente un dio noi non siamo al suo livello, pertanto non possiamo classificare o capire come esso sia o come agisca. Dunque, per quanto mi riguarda, la cosa migliore che posso fare è comportarmi bene con ognuno, rispettare il prossimo e non fare nulla che possa danneggiarlo.
Per me nulla è più vero di quanto enunciato da Thomas Paine: “My country is the world… and my religion is to do good.” ovvero “La mia patria è il mondo… e la mia religione è fare il Bene.” Ok, la finisco con le considerazioni filosofiche e torno con i piedi per terra! Ma, visto che la religione è uno dei tratti fisiognomici peculiari di questa nazione, non potevo non lasciarmi andare a considerazioni un po’ auliche… Ad ogni modo, finalmente sto salutando questo meraviglioso Paese, pregno di cultura e storia, paesaggi magnifici e ricchezze naturali, dunque meglio imprimere a fuoco, nella mia mente, le sensazioni che ha saputo regalarmi. Nonostante le notizie di politica estera non proprio esaltanti, confido che anche il popolo Iraniano possa tornare a sorridere come un tempo. Difficilmente dimenticherò questa terra: i suoi deserti mi hanno letteralmente emozionato, il suo mare mi ha accarezzato come una madre affettuosa e la sua gente mi ha accompagnato in un viaggio memorabile. Grazie Iran, spero di rivederti meglio di come ti lascio. Ed è lo stesso pensiero che ho avuto (e che ho) al momento di varcare il confine italiano. Sì, perché in fondo, la bandiera iraniana non è che un Tricolore messo (un po’ più) male…