Visibilità a 50 m, auto che sfrecciano quasi noncuranti dei rischi ed io che aspetto due ore nella speranza che si dipani la nebbia. Al posto della lampada di Aladino ho una torcia, quindi desiderio che non viene esaudito. Faccio colazione col mio ospite con tè e pane, alla fine rompo gli indugi e mi metto in cammino, con la visibilità in diminuzione e la concentrazione in aumento. Dei poliziotti mi fermano perché ho solo le luci di posizione accese invece degli anabbaglianti, per poi lasciarmi andare al suono di “Suerte!” e tanti sorrisi. Mitici.
Finalmente raggiungo la cima del passo e molto lentamente ridiscendo verso Cordoba: ad una rotonda un nugolo di motociclisti si sta raggruppando per una giornata in sella e, fra foto e commenti, mi invitano ad aggregarmi, ma il mio ospite Jorge mi aspetta da ieri e solo ora, e finalmente, ho una copertura che mi permette di avvisarlo. Finalmente ci incontriamo ed assieme a lui i suoi compagni di sgroppate: il tempo di lasciare i bagagli e via verso San Clemente, panorami mozzafiato e tanto freddo, ma a noi poco importa. La famiglia che mi ospita è super premurosa: letto caldo, lavatrice, carne di prima scelta e Fernet e cola come da tradizione argentina. L’ospitalità locale mi aveva conquistato dal primo momento, più procedo coi chilometri e più s’impegnano a sorprendermi. Il giorno successivo ancora in giro per il circondario a tingere di grigio le ruote su strade sterrate e stondare un po’ la gomma posteriore, ancora quadrata dopo gli infiniti rettilinei australiani. Sistematina al cannotto di sterzo stretto male (sentivo l’anteriore vibrare) e via di nuovo in strada, verso Villa Maria. Qui grazie ad un amico virtuale in comune (Pablo di un forum di moto argentino) incontro Diego, meccanico incredibile che, dopo aver sentito da dove vengo e come, mi offre una doccia calda, un morbido letto, caffè caldo e pasticcini, come se fosse arrivato il suo miglior amico che non vedeva da anni. Sua moglie e suo figlio completano il quadro di una delle famiglie più calorose ed affiatate che abbia mai visto e conosciuto. Diego ha la mia età, una esperienza invidiabile di moto e piste, una fiammante R1 e moto di ogni genere da riparare. Oltre ad essere ospitalissimo, mi fa conoscere tutti i suoi amici, mi presenta ad ogni persona che conosce e si offre di controllare la mia bella, la cui carburazione non è ottimale. L’indomani quando faccio per preparare i bagagli mi guarda stupito e, visto il brutto tempo, mi offre di rimanere ancora. Alla fine saranno quattro giorni incredibili, con la compagnia sua e della sua famiglia che mi faranno sentire super benvenuto, davvero come uno della famiglia. Sento una connessione particolare con questo ragazzo dal buon viso e dai modi di fare estremamente premurosi. Mi aiuta anche a raddrizzare il manubrio della moto, oltre a risolvere una volta per tutte il problema del consumo eccessivo che stavo riscontrando negli ultimi chilometri. Quando finalmente riparto lo faccio con un nodo in gola, come se mi stessi deliberatamente allontanando, ancora una volta, da persone che mi vogliono bene e che vorrebbero farmi restare. Viaggiare è bellissimo perché ti fa conoscere persone meravigliose, ma ogni volta ti pizzica un po’ il cuore al momento di dovertene separare. Prendere o lasciare. Fatto sta che se non stessi viaggiando non avrei mai conosciuto Diego e la sua famiglia, cosa di cui sarò sempre eternamente grato alla strada.
Mi aspettano due ore e mezza di vento freddo, di traverso, che mi si infila nel sottocasco e mi fa girare le scatole ad ogni curva, ad ogni sorpasso di autotreni o semplicemente perché mi perfora i timpani ininterrottamente. È un freddo gelido che sento insinuarsi nelle mie membra e non mancherà molto per verificarne gli effetti. Raggiungo Rafaela e Christian mi accoglie con un sorriso immenso e tanta ammirazione. La camera di suo figlio mi viene messa a disposizione ed una doccia calda riscalda l’epidermide, messa a dura prova dal clima odierno. Anche qua asado senza sosta presso il motoclub che frequenta, dove incontro alcuni dei motociclisti incrociati giorni prima a Cordoba. Questa Argentina mi sta piacendo e parecchio! Incontro anche Adrian, globetrotter che ha fatto (quasi) tutto il mondo in moto, ovviamente Africa Twin, il cui prossimo viaggio sarà Spagna-Australia. Passo il pomeriggio a condividere informazioni e consigli, non vedo l’ora di vedere le sue foto lungo i percorsi da me già battuti. Per contro: egli ha fatto Tierra de Fuego-Alaska, presto sarà il tempo di invertire i ruoli… Ennesimo asado e membra che iniziano a stringersi e tremare: una bella influenza mi raggiunge con tutti i crismi del caso, non mi faccio mancare niente.
Ma l’indomani devo ripartire e imbottito di antibiotici proseguo verso l’assolata Paranà, dove mi accoglie Tito e la sua fantastica famiglia. Arrivo lesto e rilassato, ma con le vie respiratorie decisamente intasate ed una debolezza da primato. Ad ogni incrocio, fermata o semaforo sguardi di curiosi e cenni di approvazione da parte di tutti: questa Argentina mi sta piacendo e parecchio! Mi rilasso e cerco di recuperare, il sole che manca da una settimana stavolta mi aiuta a riscaldare più l’animo che il corpo, ma decisamente non sono nella mia forma migliore. Per la prima volta carico più fazzoletti che cibo, complici anche le coperture di scorta legate al bauletto che mi impongono di trafficare con cinghie varie prima di accedere al suo contenuto. Ennesimo asado (e meno male che in Australia avevo provato un po’ di dieta vegetariana!) per il tano (qua gli italiani li chiamano così, ma mi piace) e tanti amici motociclisti che mi stringono la mano. Da quando sono partito mi hanno contattato in moltissimi offrendomi ospitalità lungo la rotta, ogni volta che accendo il computer resto senza parole. Questa Argentina mi sta piacendo e parecchio!
Mi rimetto in sella con un nuovo itinerario verso la Laguna Ibera, con la speranza che non piova ed un bel sole a farmi compagnia. Le pillole che ingurgito non funzionano e preparo le mie tappe cercando di accorciarle il più possibile. La moto, sebbene stracarica, non mi stanca molto, ma dovrei riposare e di più. Raggiungo La Paz, suggeritami per i suoi scorci caratteristici del porticciolo ed appena mi fermo a chiedere indicazioni ad un signore vengo dapprima invitato a fare foto con tutta la famiglia, poi a prendere un caffè a casa, poi a pernottare. Questa Argentina mi sta piacendo e parecchio! Ugo si rivela molto ospitale e mi mostra gli angoli più pittoreschi del suo piccolo paesino in cui mi sento davvero a mio agio. Decido finalmente di cambiare la gomma posteriore, quasi all’ammazzacaffé più che alla frutta. A dirla tutta avrei potuto percorrere ancora qualche altro centinaio di chilometri, ma in vista degli sterrati che mi aspettano e della poco piacevole sensazione di curvare su delle gomme spigolose, sono ben lieto di liberarmene. Inoltre una parte della circonferenza, già rovinata da una precedente foratura, è più consumata della rimanente: fenomeno molto strano che mi fa preferire di non rimanere a piedi un’altra volta. L’anteriore ne ha ancora per un migliaio di chilometri, va bene come sta.
Ancora in strada verso Mercedes, cittadina che ospita il santuario del Gauchito Gil, quasi un santo protettore adorato da ogni avventore della strada. Da là potrò procedere verso la Laguna Ibera. Via in marcia e dopo pranzo vengo accolto da una trentina di chilometri di strada sterrata. L’esperienza non è male, peccato la calura del sole e la guida sulle pedane che poco fanno amicizia con febbre e raffreddore. Raggiungo l’asfalto nuovamente dopo aver faticato non poco ed immediatamente dopo aver stretto amicizia con un passante che mi offre ospitalità, la ruota anteriore decide di fare la protagonista della giornata, attirando le mie attenzioni sulla camera d’aria a terra. Accosto e mi metto all’opera: sono le 15:30 e ho abbastanza tempo per sistemare tutto prima del tramonto. Via a lavorare a bordo strada quando un altro signore mi offre di dormire presso una riserva controllata da polizia, un posto sicuro per la notte. Accetto e mi rimetto all’opera, ma stavolta decido di avere veramente le scatole piene di queste gomme sfigate che mi accompagnano da Perth: cambio tutto e via, aiutato da un altro passante con origini italiane (come quasi tutti gli argentini sin qui incontrati). Via a rimontare la nuova camera d’aria e constatare che non va, l’ho bucata in fase di rimontaggio, esattamente come un anno e mezzo fa. La causa sono le leve troppo spesse che mi porto dietro, un motivo in più per scambiarle alla prima occasione possibile. Mi si fa incontro Sandro, un ragazzo su di una moto 125, il quale mi chiede la misura che necessito e dopo dieci minuti torna con camera d’aria nuova e padre meccanico al seguito. In tre minuti sto rigonfiando la gomma e risistemando i bagagli al chiarore di un lampione, mentre zanzare di ogni dimensione si offrono di fare amicizia. Rimonto tutto e mi avvio verso Sauce, tappa assolutamente non prevista. Offro una birra Sandro e a suo padre, ma per tutta risposta vengo invitato a casa per una doccia calda. Non so se mi sono spiegato bene, ma: questa Argentina mi sta piacendo e parecchio!