Eppure la parentesi che si è creata è una soluzione di continuità del mio viaggio in solitaria. Nonostante le tantissime persone incontrate, nei miei spostamenti mi sono sempre ritrovato per conto mio. Certo, in Turchia non è andata proprio così ma questa è un’altra storia… Anche stamani come piace a noi: latte macchiato e cornetti inzuppati. Nessuno ci emula e questo ci fa sentire ancora più goderecci! Rientrati in albergo, neppure il tempo di batter ciglio ed il taxi teletrasporta la mia ‘metà nepalese’ in un’altra dimensione. Ci vedremo nuovamente in Thailandia?
Chissà… Nella mia ritrovata vita da ‘single’ posso crogiolarmi nelle coperte un altro po’, indi raggiungere lo spedizioniere per fotocopiare il visto esteso (con quello che costa… grazie Nepal!) e scoprire che il cassetto porta fogli della stampante può essere una valida alcova per alcuni insetti. Rimpacchetto la mia roba, carico la moto e scopro (senza nascondere la mia gioia) che la batteria non mi ha del tutto abbandonato, nonostante le fredde notti nepalesi. Invece, dopo i giorni di pausa, la mia bella sembra aver accusato più lo smog della Capitale e ci mette un po’ a sgranchirsi la voce. Mi metto in sella alla mera ricerca di un posto tranquillo dove stare per qualche ora, in attesa della telefonata di Rev, ragazzo contattato tramite Couchsurfing. Mi piazzo poco lontano dal Monky Temple e, dinanzi alla sede dismessa di una banca, trovo ricovero per me e la mia bella. Il mio trono consta di tre impolverati gradini, la mia piazza d’armi un fazzoletto sterrato in semi piano. Sgranocchio dei biscotti e mi tuffo profondamente nella lettura de Il Cammino di Santiago di Paulo Coelho. Regalatomi dai miei amici prima della partenza, avevo iniziato a leggerlo, ma… ben presto mi ero fermato. L’ho sempre tenuto nella borsa sulla sella, ovvero: praticamente a portata di mano. Eppure ho sempre rimandato… Ma sfogliando le prime pagine, ho capito il perché: non erano tempi maturi quelli in cui mi accingevo a consumare le prime pagine… Il mio viaggio è ancora lungo, ma adesso sento di poter comprendere meglio (ma posso migliorare ancora!) le nozioni e i suggerimenti presenti nel libro.
E mi sono stupito di quanto possa condividere molti commenti dell’autore; senza contare la chiarezza nella spiegazione di concetti che possono sembrare ben complessi… Avessi il suo talento, magari potrei scrivere Il Cammino di Massimiliano… ma non è detto che ciò non accada! Divoro pagine su pagine, riportando alla memoria pensieri e paure del prepartenza… l’entusiasmo delle prime scoperte e… la ferma sensazione che ancora è tutto da definire! Nel mentre la mia bella attira l’attenzione di molti e mi ritrovo, nuovamente, a rispondere alle classiche Tre Domande: “Da dove vieni?” “Quanto costa la tua moto?” “Quanti chilometri fa con un litro?” Ormai potrei mettere un registratore e muovere le labbra… nessuno si accorgerebbe del playback. Come da accordi, all’orario stabilito mi chiama Rev e ci incontriamo per un tè conoscitivo. Egli è il fondatore e gestore di un orfanotrofio a sud di Kathmandu, cosa che mi aveva non poco incuriosito all’atto di inviare la mia richiesta tramite Couchsurfing. Mi istruisce sulla rotta da seguire e, dopo un bel po’ di sano e caotico traffico locale, raggiungo lo stabile. Non sto a raccontare le peripezie da funambolo per parcheggiare la moto, in un vicoletto cinto da muretti ed angoli in cui a mala pena passano le biciclette. Scarico il mio bagaglio e nel tempo che intercorre fra il capire dove sono e pronunciare il mio nome, vengo letteralmente assaltato da diciassette angioletti, voraci di notizie ed attenzioni. Questi ragazzi sono la linfa di una delle famiglie più belle che io abbia mai visto: il più piccolo ha cinque anni e la più grande quattordici, ma TUTTI sono sorridenti, affiatati e magnificamente spontanei.
I più piccoli mi abbracciano, mi tirano la barba, mi danno pizzichi e toccano con le loro manine l’orologio ed il braccialetto che indosso. Mi prendono in giro per il mio nasone, giocano con l’orecchino e siedono sulle mie gambe come fossi lì da sempre. I più grandicelli stanno poco più in là e mi chiedono di tutto e di più sulla mia moto. Sono esterrefatto: parlano tutti inglese, anche i più piccoli ed anche meglio di me! Mi viene da fare un paragone impietoso con la realtà che conosco in Italia: sfido a trovare bambini di sei, otto e dieci anni parlare con tanta scioltezza e proprietà di linguaggio una lingua straniera. Finalmente, stavolta le famose Tre Domande lasciano il posto ad altre ben più fantastiche: “Quanto vai veloce?” “Li fai i salti con la tua moto?” e “Puoi volare quando guidi?” Solo la meravigliosa ingenuità e fantasia di esserini così innocenti avrebbe potuto creare delle domande così… e mi sento super privilegiato a poter rispondere loro! E quando vedrò due ali di fata sul telo della mia moto… capirò molte cose… Mi chiedono dei miei cari e con un po’ d’imbarazzo descrivo il mio nucleo familiare… ben conscio del fatto che sono iper fortunato ad avere avuto un’infanzia serena, a dir poco e perfetta. Ma loro non battono ciglio e continuano a farmi domande di ogni genere, tentando di insegnarmi un po’ di nepalese… nonostante la mia lentezza ad apprendere parole nuove. Viene il tempo della cena e tutti, diligentemente, siedono a terra con i piatti su panchette di legno. Il menù è fisso e lo conosco bene: riso, dal e curry.
Nessuno fiata, tutti mangiano e chi vuole il bis lo segnala con le dita della mano sinistra: uno per il riso, due per il dal, mentre il curry è già finito. Mangiano tutti con voracità, educazione e ben consci del valore di quanto hanno dinanzi agli occhi. Servo il dal ai piccoli angioletti che, in silenzio, mostrano indice e medio. Eppure, in questo frangente, mi sembra stiano facendo loro un favore a me. Finita la cena, ognuno pulisce il proprio piatto, bicchiere ed eventuale posata (alcuni, come da tradizione, mangiano direttamente con la mano destra). Sempre più incredulo vengo sopraffatto nuovamente e, prima di soddisfare tutte le loro curiosità, devono lasciarmi per andare a dormire. Sono appena le otto di sera, ma a Kathmandu (come in tutto il Nepal) i giornalieri tagli di energia elettrica influiscono non poco sullo stile di vita dei locali. Due bambini mi saltano al collo, mi dicono “Subharatri!” (che in nepalese significa semplicemente “Buona notte!”) e mi baciano le guance. “Sei il nostro fratello maggiore!” E queste parole non fanno altro che trapassarmi e raggiungere direttamente il mio cuore. E non avrebbero potuto fare altro. Velatamente emozionato, mi alzo e mi dirigo in cucina e cenare assieme ai membri della struttura. Il cibo è lo stesso per tutti e, nonostante ne abbia ingurgitato quantità industriali durante i giorni in escursione, stavolta il sapore che provano le mie papille gustative è amplificato sino all’inverosimile. Il giorno dopo sveglia presto per dare una mano a ridipingere una delle camerette dei bambini.
Vernice azzurra e la sensazione di esser davvero fortunato per esser capitato in questa fantastica famiglia. Rev (lo ‘Zio’, come si fa chiamare) più che il gestore è un vero e proprio padre per tutti. Conosce la vita di strada ed è conscio delle discriminazioni del sistema delle Caste, molto rigido e radicato in tutto il Nepal, come in alcune zone dell’India. Sin da subito ero rimasto colpito dal suo modo di fare calmo e pacato: una di quelle persone che sono capaci di trasmetterti belle sensazioni anche solo standogli affianco. E, vedere come si dà da fare per questi bimbi (da più di sei anni a questa parte) è un’esperienza che non lascia indifferenti. Ma gestire una struttura simile non è facile: i bimbi sono tanti e vanno sfamati tre volte al giorno, hanno bisogno di vestiti e coperte… e candele! Visto che cenano sempre al buio, non è una voce di spesa trascurabile. Un ragazzo olandese ha fatto dono di un paio di biciclette e, per i ragazzi, valgono come due moto da Gran Premio. Li ho accompagnati a giocare al fiume: i più grandicelli lavavano i panni e li strizzavano, i piccolini avevano libertà di giocare con la sabbia. Govin, otto anni, ha un solo pattino e lo usa come skatebord… eppure non si stanca mai ed è sempre sorridente!
Abbiamo fatto castelli, giocato a rincorrerci ed il più delle volte mi chiedevano di esser presi in braccio… mentre altri mi facevano morire di solletico! Eppure, ciò che mi ha più colpito, è stata la sensazione di giocare con dei piccoli ometti e delle piccole donne. Spontanei e sorridenti come nessuno dei bimbi presenti al fiume (e ce n’erano tanti), non li ho mai visti litigare, piangere o fare capricci. In nessuna delle famiglie che ho visto mi è capitato di vedere una cosa simile e di questo devo rendere merito a Rev e sua moglie Dhana che, vivendo in simbiosi coi piccoli, fanno praticamente da genitori a questi meravigliosi bambini (oltre che ai loro tre figli). Durga, ragazzina di dieci anni, mi parla come fosse un’adolescente e mi scruta coi suoi occhioni neri e grandi, facendomi sentire piccolo piccolo dinanzi al suo metro e poco più: sono certo farà cose mirabolanti da grande. Tornati dal fiume, molti cercano di tenermi per mano e appena mi allontano un attimo (per comprare dei biscotti per la loro colazione di domani) tutti mi chiedono dove vado e di tornare presto. Sono senza parole, letteralmente. Sono venuto per dare qualcosa e sto ricevendo più di quanto avrei potuto desiderare in vita mia. Vedere questi faccini sorridenti, sempre felici nonostante i piedini scalzi ed i nasi raffreddati… insomma è un qualcosa che fa riflettere, e tanto. In Italia ci circondiamo di beni preziosi ed inutili, che costano sacrifici e spesso ci danno solo un’apparente appagamento. Questi bimbi non hanno quasi nulla, ma l’amore che condividono e la dedizione di chi si prende di loro hanno creato qualcosa di magico.
Ed io sono estremamente provilegiato per poterlo raccontare. Sitala, Gayetry, Govin, Anjila, Dinesh, Soniya, Subash, Janam, Mahesh, Rosani, Suraj, Janak, Kamal, Durga, Binod, Puran e Srijana sono i miei nuovi eroi, piccoli idoli cui farò sempre affidamento nei momenti difficili: se possono ridere ed essere felici loro, dall’alto dei pochi anni di vita e di un passato duro da accettare, allora io (e non solo) non posso fare altro che emularli e cercare di sorridere sempre, comunque e dovunque. Non mi sento degno di poter dire di averli aiutati in alcun modo, piuttosto sono loro ad aver dato tantissimo a me. L’unica cosa buona che posso fare è segnalarti il sito internet (non aggiornato da tanto, ma dipende dal latitante webmaster) www.freshnepal.org di Fresh Nepal per ottenere qualche informazione in più. Per qualsiasi quesito, per favore scrivi a Dev e Dhana ai seguenti indirizzi: dhanusdev2005@yahoo.com , dd_tamata@hotmail.com , freshnepal@ymail.com . Dall’Italia siamo lontani, ma se vuoi inviare del materiale o venirli a trovare di persona (magari in previsione un viaggio in Nepal…), questo è l’indirizzo:
FRESH NEPAL
Imadol – 5, Gwarko, Lalitpur
G.O.P.BOX.: – 8975
E.P.C.No.: – 1586
Tanti volontari hanno dato il loro contributo nel corso degli anni, ma nonostante gli sforzi di tutti le spese sono alte e diverse cose mancano. C’è bisogno di fare di più, pertanto lancio anche a te che stai leggendo il mio piccolo appello: questi bimbi non chiedono niente, sono dei miracoli viventi e fonti inesauribili di gioia e felicità. Sono io che ti chiedo di non passare indifferente dinanzi a queste parole e di dare un minimo contributo, un aiuto, un piccolo gesto per aiutare questi bimbi a sorridere ogni giorno di più.
Queste sono le coordinate bancarie per fare una piccola donazione…
FRESH NEPAL
Conto corrente: 007-10022160025
Banca: Sunrise Bank Limited.
Filiale: Gabahal, Lalitpur.
I.B.A.N. (per donazioni in euro): 01252558596
I.B.A.N. (per donazioni in dollari): 3582021242001
Maintained with: Standard Chartered Bank Limited.
Codice swift: SRBLNPKA
il resto sta a te. In molti chiedono soldi a questo mondo, per progetti umanitari disparati, ma anche io (a volte) confesso di aver dubitato di molte delle persone che ho incontrato. Sul conto di Dev e Dhana sarei capace di mettere la mano sul fuoco; ho visto come lavorano ed il modo in cui si prendono amorevolmente cura di ognuno di questi bambini: sono semplicemente eccezionali. Grazie al cambio favorevole (con 50 centesimi di euro si possono comprare candele per due notti), anche pochi euro forniranno un valido aiuto per garantire cibo, educazione, assistenza medica, vestiti, coperte… ed un minimo di calore a questi meravigliosi angioletti.
Il progetto di Dev è quello di comprare un terreno e costruire (autonomamente) una casa che possa ospitare sino a cinquanta bambini: in tal modo potrà risparmiare i sodi dell’affitto e curare un orticello per avere del cibo extra. Ma tale progetto richiede una discreta quantità di denaro e realizzarlo sarà davvero un’impresa. Eppure sono certo che ce la farà: è una persona straordinaria e, nonostante le avversità, riuscirà ad ingrandire questa meravigliosa famiglia… Passo la notte dell’ultimo dell’anno senza la minima voglia di andare in giro per locali, a gozzovigliare o incontrare gente strana in giro. Il centro di Kathmandu è il posto giusto per i turisti: locali ovunque, aperti sino a tardi. Ma stavolta non fa per me.
Alle otto di sera sono già a letto: nel sacco a pelo (e sotto due coperte) sono completamente estraneo all’atmosfera festosa di tutto il mondo. Intorno a me solo case buie, schiarite dai bagliori di candele e torce a pila. Dormo un sonno indisturbato: forse perché il capodanno nepalese è fra tre mesi, ma penso più perché nelle periferie di Kathmandu non ci sono soldi da sprecare in petardi e mortaletti. “Buon 2012!” a me e a tutti gli angeli del mondo.