Mi sento bene e, per una volta, tornare da facce note che ti accolgono con la complicità di chi ti conosce, una volta ogni tanto. Saluto la mia ‘famiglia brasiliana’ e mi dirigo verso il cânion Fortaleza, raggiungibile dopo una bella e fangosa strada attraverso una serra in cabrata. Poco prima di arrivare al suo ingresso, mi imbatto con il suo ‘collega’: il cânion Itaimbezinho di cui mi avevamo molto parlato. Come al solito, lo prendo per un segno e decido di visitare quest’ultimo, sacrificando il primo (non ho abbastanza tempo per vederli entrambi in giornata).
Lo spettacolo è magnifico e me lo godo interamente giusto prima che arrivino delle grigie nuvole a bassa quota a riempirlo come un lavandino dopo aver scolato la pasta. Oggi faccio molto moto, in tutti i sensi: quasi dieci chilometri a piedi e, con gli stivali tecnici è un bell’esercizio. Una volta in sella, devo completamente coprirmi con l’antipioggia e sigillare le borse, sebbene appena ingranata la seconda marcia io mi ritrovi a condurre sotto ad un timido sole.
Prodigi della nuvoletta del motociclista? Mi sparo altri bei chilometri fra saliscendi e pietre, terra e fango, con il concreto rischio di frantumarmi una caviglia quando quest’ultima si incastra fra la valigia ed un masso posto a lato di un pozzangherone pieno di acqua e fango. Per percorrerlo sul lato ed evitare di ritrovarmi a nuotarci dentro ho un bel po’ da faticare ed imprecare; stavolta gli stivali fanno esattamente quello per cui sono stati progettati e mi salvano articolazione e un po’ di imprecazioni. Grazie Forma!
Raggiungo Gramado e mi godo un’atmosfera da Centro Europa, fra negozi di cioccolata, case ed ordine in stile teutonico e centinaia di turisti nonostante l’epoca non proprio propizia. Bellissima città, ma ancor più bella la coppia che mi ospita.
Prima di raggiungere Nova Petropolis vado ad ammirare il meraviglioso Parque do Caracol ed anche qua gli stivali la fanno da padroni: millequattrocentosessanta gradini (fra andata e ritorno) in cui i miei muscoli delle gambe vengono ancora sollecitati a dovere… assieme a TUTTE le mie ghiandole sudoripare. Ma ne valsa veramente la pena. Mi attende un altro paesino di origini tedesche, dove tuttavia vengo accolto da due ragazzi italiani che vedono la mia moto e mi fermano per una foto ed una bella chiacchierata tricolore. Anche loro lavorano fuori dall’Italia per i ben noti motivi che tutti sappiamo… quindi evito ulteriori commenti.
Il mio ospite è un ragazzo simpaticissimo, appassionatissimo di marketing e con tanta voglia di viaggiare. Presto parteciperà ad una gara simbolica da Londra alla Mongolia e mi chiede un sacco di consigli… Insieme percorriamo la bellissima Ruta Romantica, mi mostra gli spettacolari Pedra do silencio ed il Ninho das aguìas: questa parte di Brasile non è come me la aspettavo, ma è davvero stupenda! Così come le foto del Viaduto 13 non troppo distante, che decido di raggiungere dopo un bel po’ di sterrati e strada immerse nel verde.
È il viadotto ferroviario più alto dell’America e il secondo del mondo: fa la sua porca figura dal basso ed anche la strada per raggiungerlo non è stata niente male, attraversando Garibaldi, Vale dos Vinhedos, Santa Teresa e Muçum. Mi accampo per la notte nell’aria apposita, ovviamente deserta, ma gestita da una famigliola tranquilla con la quale mi siedo a giocare a carte. Non conosco le figure, ma ben presto realizzo che mi ricordano qualcosa ed il gioco… ma è briscola! Incredibile!
Mi fermo a giocare più di un’ora con un ragazzino e suo zio, ridendo e scherzando come se fossimo ad un circolo dietro casa mia. Il ragazzino ci straccia: otto vittorie per lui, due per me così come per suo zio… e la sua moto è una Honda, mi sta simpatico ‘sto piccolo fenomeno! Dormo in tenda felice e noncurante dei mostri che si muovono vicino alla tenda…