Eccomi arrivato, bello come il sole che c’è fuori ad aspettarmi e a scuotere le mie membra… semmai ce ne fosse stato bisogno, visto il volo burrascoso! Manco il tempo di rendermi conto di dove sono o cosa stia facendo e già siamo (con Ste ed Anna) sulle tracce delle nostre motociclette. Colazione volante, poi subito alla Custom House per avviare le pratiche di sdoganamento delle moto. Siamo pronti a dedicarci un paio di giorni a fare tutto… invece in un’ora i nostri Carnet sono firmati e le moto hanno il via libera. E non sono neppure state ispezionate. Cambiamo ufficio e prenotiamo l’ispezione per avere il via libera definitivo dopo la quarantena. Tutti sono gentili e professionali: tramite una telefonata chiediamo la presenza di un ispettore che in dieci minuti è da noi e procede con la verifica del nostro duro lavoro di pulizia.
Addirittura ci fa i complimenti ed in un’altra ora le nostre moto sono libere di circolare in Australia! Incredibile: pensavamo di doverci mettere due giorni (a Darwin sarebbe stato molto più macchinoso) ed a metà mattinata abbiamo fatto tutto! Via a fare il pieno, mangiare del fish&chips (la cosa più economica che c’è, visti i prezzi da paura di ogni genere alimentare!) ed incontrare una persona speciale. Sì: Marika ‘Mak’, la mia più fedele ‘ammiratrice’ sta venendo sulla costa Ovest per un viaggio di piacere. Ed arriva proprio oggi! Ci sentiamo da più di un anno tramite sito, Skype ed e-mail, ma non ci siamo mai visti prima. A volerci dare un appuntamento non ci saremmo mai incontrati! Foto di rito con la moto che tanto ha fatto sognare entrambi e subito mi racconta dei suoi programmi futuri dopo più di un anno trascorso in Australia. Mi dà un sacco di consigli e ci confrontiamo su un sacco di esperienze di viaggio.
Parlo con una persona mai incontrata prima, ma che sa tutto di me e che conosce a menadito ogni passaggio del mio viaggio: che strano, sembra proprio che abbiamo viaggiato insieme su quella moto! È una ragazza sveglia e piena di energia, sa il fatto suo e sicuramente avrà un sacco di fortuna lungo il suo cammino e la sua prossima esperienza lavorativa! Ci salutiamo con la promessa di rivederci presto… e così sarà! Nel mentre mi dirigo verso Perth respirando un’aria fresca e pulita, decisamente la sensazione di essere in Australia è vivida e pungente! Ma ancora non realizzo dove sono… i cartelli mi indicano posti che fino a poco fa per me erano esotici e lontani… ed ora? Raggiungo Perth e appena mi fermo un ragazzo inizia a guardare la mia moto. “Hello!” dico io, “Ciao!” esordisce lui… “Ho una Africa Twin anche io! Non dirmi che sei venuto sin qui con questa!” Incredibile questo posto… Salutato il ragazzo incontro Valentina, una simpaticissima e determinatissima ragazza che mesi fa, in tempi non sospetti, mi aveva invitato ad un barbecue qualora fossi arrivato a Perth. Detto fatto! Incredibile davvero questa giornata, davvero sono attonito! Grazie a questa ragazza supero la prima fase di smarrimento e inizio a capire qualcosa in più di quel che mi circonda.
Non fosse stato per lei il processo sarebbe stato molto più complicato! Insieme a lei inizio a conoscere un sacco di italiani che si trovano qua ed hanno preso, per ragioni molto simili, la mia medesima decisione. Ed è facile sentir parlare italiano ad ogni angolo della strada e tante località si ispirano a località del Bel Paese, come New Norcia, Subiaco o Como. Inoltre conosco (ancora!) diversi emigrati italiani e molisani che si sono ormai stabiliti da tempo ed hanno vita e famiglie radicate qui. Ma non hanno perso la famigerata disponibilità ad aiutare conterranei. Un graze anche a Palmina per le tante telefonate e le parole di conforto nell’aiutarmi a trovare una soluzione al discorso riguardante il visto… e per un caffé all’italiana finalmente buonissimo! Nonostante lo spaesamento (sebbene in diminuzione costante) e non mi renda conto di dove sia o cosa stia facendo… mi concentro sul da farsi e grazie anche a chi mi sta intorno realizzo che: ho il visto di un anno, ma se voglio assicurarmi il secondo devo completare 88 giorni di lavoro presso una farm fuori da Perth. Grazie anche ai link di Davide, preziosissimo aiuto per fare un quadro completo della situazione. Così, inizio ad allacciare contatti e capire come muovermi. Ci metto poco a capire cosa devo fare e dove devo andare. Ma ci metto una vita a rendermi conto che sono in un nuovo capitolo di viaggio.
Tremila pensieri tutti insieme non fanno altro che mettere la mia mente in stand by per un po’ e darmi la sensazione di vivere in una perenne fase R.E.M. Dopo mesi di viaggio devo concentrarmi per realizzare che in questo posto, per quanto grande possa essere, dovrò restare un bel po’ prima di ripartire. Mi guardo intorno stranito e pieno di curiosità. Tutto quel che ho visto sinora era completamente diverso da quanto mi circonda e… cavolo, faccio davvero fatica a spiegarmi! Sono arrivato in un lampo, il ricordo della Malesia ancora vivido, il pensiero dell’Indonesia appena accantonato e sette mesi e mezzo di viaggio che fatico a realizzare. Pare sia partito da pochissimo… eppure ne è passata di strada sotto quelle ruote… Dove sono? Non il mio corpo, intendo. La mia mente vaga senza meta ora che la meta sembra raggiunta… o forse no? I primi quattro giorni sono vissuti in un limbo dantesco di fatto di sole, vento, parole straniere e gente nuova. E non mi sono mai sentito così smarrito. A rendere la sensazione più vivida un’uscita dell’ANSA riguardante il mio arrivo in Australia. Wow! Adesso sì che mi sento famoso! 🙂 Scherzi a parte, non avrei mai immaginato una cosa simile e… faccio leggere l’articolo a tutti, davvero una sensazione bellissima! In questo turbine di emozioni e di stimoli sensoriali, lentamente ricollego il tutto e faccio un quadro della situazione. Peccato sia un quadro astratto! Kandinsky mi guarda col binocolo… Rincontro Mak e con lei condivido il mio primo bagno australiano… nell’Oceano Indiano! Almeno questo mare lo conosco… Sole, caldo e la percezione di essere lontano dai miei cari.
Ora lo sento davvero. Lontano dal viaggio che ho condotto sino a pochi giorni fa. Ma che sembra un ricordo appannato. “Ma ero in sella fino a ieri, cavolo!” In questo turbine di sensazioni rimetto la testa posto molto lentamente, ma con a sensazione che tutte queste percezioni stanno confluendo verso qualcosa di buono. Continuo a conoscere un macello di gente e in tanti mi mostrano la loro amirazione per quanto fatto sinora. Eppure a me è sembrato addirittura facile… Poco a poco riesco a rinfrescarmi la mente e d inziare vivere questi giorni come meritano, ovvero: con l’entusiamo di un bambino con un nuovo giocattolo, tanto desiderato e guadagnato attraverso infiniti pianti e capiricci. Sono pronto e sono bello carico… nonostante l’acqua del lavandino scenda giù in un mulinello dal senso contrario all’emisfero boreale e la gente paghi l’affitto settimanalmente. Le differenze sin qui notate, nonostante il poco tempo a disposizione sono lampanti: nessuno suona il clacson, le multe sono salatissime e tutto costa un botto. Ma le paghe orarie sono quattro volte (se non più) quelle italiane e la gente lavora per vivere, non vive per lavorare. Gli australiani possono contare su una forza lavora multietnica e coloratissima, pronta a farsi il mazzo per portare avanti un Paese in cui il rispetto e la meritocrazia non sono in discussione. Il tempo passa e mi rendo sempre più conto di dove sono e cosa sto facendo. Mi godo il sole e l’aria pura di un mondo nuovo ed inesplorato, dove il tempo libero a disposizione ti consente di vedere tanto e non doverti preoccupare troppo dei conti a fine mese. Lavorando decentemente si può aspirare ad una vita dignitosa e non dover aver paura del conguaglio dell’ENEL.
Ora che ho il quadro della situazione un po’ più definito e ho capito qualcosa meglio del posto dove mi trovo… posso respirare un po’ meno affannosamente e soffermarmi sui particolari di ogni singola cosa. Ho tanto da fare, ancora, e da vivere prima di prendere decisioni ‘importanti’, tuttavia qualcosa (come sempre) ribolle nella mia testa. Presto scoprirò le mie carte e mi metterò nuovamente in moto (metafora ad hoc) per realizzare un paio di progetti che si sono materializzati negli ultumi mesi. Il sito non morirà e lo terrò aggiornato quanto più possibile con i racconti di questa mia nuova esperienza. Ti lascio con l’articolo che ho scritto qualche giorno fa: sinora hai letto cosa è successo nella mia testa, quel che segue è il fiume di riflessioni che scorre da questa sorgente. Volevo mischiarli insieme e fare un pezzo unico, ma rileggendolo mi sono reso conto che avrei fatto meglio a spezzare il tutto in due e far capire bene (grazie all’incipit che hai appena letto) cosa abbia scaturito le mie parole, peraltro già pubblicate su diversi siti… Una sorta di studio ‘azione-reazione’… spero la lettura non ne risenta! Un abbraccio da ‘molto molto lontano’…
A-U-S-T-R-A-L-I-A. Nove lettere. Detta così sembra una parola insignificante. Tre vocali, quattro consonanti. “Facile, no?” Eppure… Per come la vedo io, ogni lettera vale 25 giorni o, se preferisci, 2’300 km. Tanto mi è ‘costato’ guadagnarmi ogni singola lettera. E dietro di ognuna di esse: fatica, sudore, polvere e… un mare di emozioni. È passato del tempo dall’ultima volta che ho scritto in merito al mio viaggio. Sono sbarcato in un mondo assolutamente nuovo, diverso da quanto incontrato sinora. La strada è stata magnanima con me: ho avuto il privilegio di vedere posti meravigliosi, conoscere persone fantastiche e condividere con loro momenti mai banali. Adesso è tempo di prenderci una pausa. Io e la strada, intendo. Abbiamo vissuto come una coppia (una gran bella coppia) per tanto tempo, rispettandoci ed amandoci, sin che meta non vi separi. Ma si tratta di una periodo transitorio. So che presto o tardi il richiamo di questa sirena tornerà ad imperare nelle mie orecchie, come fu con viaggiatori ben più illustri di me. Adesso, però, nuovo capitolo del viaggio dinanzi a me. Sì, sebbene ora sia giunto il momento di piantare la tenda (in tutti i sensi) e stabilirmi in un posto fisso per diverso tempo…per me tutto questo ancora rientra nel viaggio. Anzi: nel Viaggio. L’Australia è sì il punto d’arrivo del cammino che avevo iniziato tanto tempo fa, ma è anche l’inizio di un altro. C’è chi dice che la morte sia una nascita verso un’altra vita. Per me l’esser arrivato qui rappresenta esattamente la stessa cosa. Quando ho lasciato il mio paese natìo, non potevo immaginare cosa mi sarebbe capitato lungo le migliaia di chilometri che mi attendevano. Avevo tanti pensieri, idee, fantasie e… anche qualche paura, perché no? Mi sono avventurato in un mondo meraviglioso (ovvero quello di tutti i giorni, perché questo mondo è DAVVERO meraviglioso) con una moto carica di bagagli e la testa piena di emozioni.
Ma c’è voluto poco a rendermi conto che quel che stavo facendo era ben diverso da quanto immaginato. Ben presto mi son reso conto che ogni chilometro che facevo mi traghettava verso realtà esotiche, affascinanti… ma anziché sentirmi estraneo e ‘visitatore’, ho avuto il privilegio di immergermi profondamente e completamente in culture, costumi e stili di vita completamente nuovi. Ho dormito e mangiato con persone di cui ignoravo l’esistenza e che mi hanno trattato come un familiare dal primo momento che ci siamo conosciuti. Ho riso e scherzato con giovani di tutto il mondo, entusiasti per la vita e per il semplice fatto di poterla condividere al dilà di ogni pregiudizio o bandiera. Sono stato aiutato quando la burocrazia ed il malcostume mi hanno appiedato ed hanno steso un cielo grigio sulla mia testa.
Ho incontrato compagni di viaggio estemporanei, sebbene la sensazione fosse di conscerci da una vita ed aspettassimo solo di ricongiurgerci. Tutto questo, e molto altro, mi ha riserbato questo meraviglioso cammino. Logico che, al posto dei preventivati cinque mesi… ce ne abbia messi quasi otto! E se non fosse stato per il visto australiano… forse sarei ancora là, a macinare chilometri e sudare dentro una giacca coperta di polvere. Ma devo vivere il presente e concentrarmi su quel che mi attende. La mia fedele compagna è con me e mi da, ora come sempre, una sicurezza in più. Più la guardo e più capisco che anche il nostro incontro, due anni e mezzo fa, non è stato assolutamente casuale. Abbandonata in un cortile sotto al sole , quei suoi grandi occhioni mi hanno fatto subito capire che volevano/dovevano esser riempiti con paesaggi straordinari e strade sconfinate. E, per una volta, non ho avuto torto. Le sono grato di avermi preso per mano e avermi condotto verso un mondo che prima potevo solo sognare. Mi ha infuso sicurezza e quando me ne sono dovuto separare, in occasione delle spedizioni, l’ho fatto come si fa con un parente che si allontana. Sono cresciuto tanto e mi sento ben diverso da quando sono partito.
E, senza fare spicciola retorica, in parte è anche grazie a lei. Se riguardo le foto di agosto scorso… quasi non mi riconosco! Faccia pulita, occhio sveglio e sorriso spiaccicato in viso. Ora sorrido ancora di più, ma continuo a non rivedermi in quell’ammasso di pixel che mi raffigura all’atto della partenza. Sembra sia morto e rinato durante questi mesi e che il ragazzo che era in sella in Italia e Slovenia non sia lo stesso del Laos e del Vietnam. Chissà… Io so solo che ogni singolo giorno della mia vita, dal giugno 2010, ripenso a quella notte insonne a Bologna quando (deluso e frustrato) ho preso la decisione di partire per questo mio ‘folle’ viaggio. Spesso mi hanno chiesto chi o cosa mi abbia spinto a fare una cosa del genere. Quando mi chiedono da dove vengo la domanda successiva è: “La moto l’hai comprata qua?” Alla risposta negativa incalzano con: “Ma allora avrai pagato tantissimo per fartela arrivare dall’Italia!” E come mi diverto a vedere i loro occhi sgranarsi e le guance contorcersi in una mimica che trasuda solo incredulità e sconcerto. Sono orgoglioso di quel che ho fatto, ma non me ne faccio vanto. In tanti mi fanno complimenti: “You’re awsome man!” “You are great!” “You are CRAZY!” Fanno piacere, ma al contempo mi fanno riflettere su chi ha dei sogni e non si impegna per realizzarli. Molti mi hanno inviato e-mail di ammirazione e di incoraggiamento, chiedendomi di portare a termine il ‘loro’ viaggio e di realizzare i ‘loro’ sogni. Li ho ringraziati tutti per avermi scritto, ma non posso negare una certa amarezza nelle loro parole. Il mondo che ci è stato dato è al tempo stesso sconfinato e piccolo.
Ho visto posti completamente diversi l’uno dall’altro ed incontrato la gente più disparata. Ma ho anche trovato amici dappertutto e comportamenti molto simili nelle varie genti che ho conosciuto. Qualche rischio l’ho corso, ma a volte non ci rendiamo conto dei rischi che viviamo ogni giorno nella nostra routine quotidiana. Ed io ho rischiato di impazzire, in quella dannata routine che in molti chiamano ‘vita’. Ringrazio i miei genitori di avermi dato un cervello e (con esso) l’unico strumento adatto a capire che quel che stavo facendo era sopravvivere. Non vivere. Ringrazio il genio umano che ha montato un motore in mezzo ad un telaio e due ruote. Ma ringrazio soprattutto Madre Natura che ha creato un mondo così assolutamente indescrivibile. Io ne ho vista solo una picola parte, ma non ha mai mancato di stupirmi! Cosa c’è di più bello del viaggiare, visitare scenari mozzafiato e conoscere persone che, a migliaia di chilometri da te, possono regalarti sensazioni assolutamente nuove e genuine? Ovunque c’è del buono: in ogni dove valori come amore, famiglia, spontaneità e umanità conducono la vita di persone diverse da noi, ma che non hanno nulla da invidiarci. Anche io ho vissuto in un mondo di valori illusori dettati da consumismo e dottrina dell’apparire. Ben presto (ancora “Grazie” a mamma e papà) mi sono reso conto della vacuità dei beni che mi circondavano e di quanto mi rendessero schiavo. Anziché servirmi di loro, ero io al loro servizio. E questo l’ho capito prima di vedere Fight Club ed Into the Wild.
Avere una bella macchina, una bella casa, cenare in ristoranti costosi e vestire con capi firmati non fanno per me. Non c’è nulla di male in questo comportamento, premetto; ma quando ci si lega solo a questi oggetti e si dimentica di inseguire il vero significato della vita… Io sono ancora alla ricerca, ma almeno mi sono smosso da una realtà omologata in cui ci si aspetta che la risposta arrivi da un momento all’altro. Mi sono armato di stivali e tenda alla ricerca di qualcosa. E qualcosa ho trovato. Manca ancora tanto perché, nel contempo, se ne sono accumulate altre di cose. Non mi fermerò in Australia e già sto progettando il prossimo viaggio. Ma ora con una consapevolezza ed una maturità diverse. Non mi resta che lavorare un po’ (un bel po’) e mettere da parte quanto mi serva per rimettere le ruote in strada. Ci vorra un po’ (ancora: un bel po’) di tempo, ma sono pronto. “Anche prepararsi al viaggio è un capitolo del viaggio, no?” Continuerò a scrivere su raccontando di quel che sarà la mia esperienza in Australia, condivisa con tanti, tantissimi ragazzi italiani di ogni estrazione sociale, migrati qui per una vita diversa e l’aspettativa di un futuro migliore. Non scrivo per fare politica, ma qui le cose girano in modo diverso. Se vali e ti impegni vieni premiato. A me è stato offerto un lavoro il giorno dopo esser arrivato. Non sono nella Terra Promessa e ci sono sfaccettature che, anche qui, possono piacere o meno. Ma è innegabile che le cose funzionano e il senso civico è esemplare.
Ci saranno raccomandati e politici spreconi anche qui, ma se gli australiani all’estero ci vanno solo per vacanza e tantissimi stranieri fanno carte false per venire in questa terra piena di opportunità… ci sarà un motivo. La chiudo qui, sennò poi mi riniziano a girare le scatole: amo il mio Paese, ma se sono dall’altra parte del mondo è anche ‘grazie’ ai nostri politici e a come stanno conducendo l’Italia alla deriva. Per fortuna ho come allontanare questi pensieri dalla mia testa: scrivo da una casa australiana piena di ragazzi di ogni nazionalità con in giardino auto, tende, divani ed un furgoncino. Tutti sono ben accetti e si vive come in una piccola grande famiglia. Cosa che sognavo sino a poco tempo fa. Ed ora sono qui. Non vorrei esser in nessun altro posto. Se anche tu hai un sogno (o meglio ancora dei sogni) non lasciar morire quella piccola fiamma di passione che ti porti dentro. Non devi abbandonare la famiglia o vendere la casa per inseguirli. Ognuno ha il suo modo ed i suoi tempi. Ma dire: “Io non posso” oppure “Ormai è tardi” sono semplici scuse. Se desideri ardentemente qualcosa fai di tutto per raggiungerla. Io ho rischiato tanto e ho messo in discussione quasi tutto pur di farlo. Ma questo sono io. Ora tocca a te: schiodati da quella sedia e va’ ad inseguire il TUO di sogno!