Duecentoquaranta sono i giorni che la Dogana argentina ha messo a disposizione alla mia moto per restare nel Paese… penso che almeno in duecento di questi giorni mi sia sempre balzato alla mente il pensiero di andare a riprenderla.
Ma stavolta non è così facile. Prendere un aereo (o meglio, due) e tornare a farla rombare è sempre nella lista delle mie priorità, eppure stavolta c’è anche dell’altro. Dopo mesi vissuti sempre nello stesso posto, godendomi la tranquillità di una vita “ordinaria”, lavorando e avendo le persone care sempre al mio fianco, i parametri di scelta cambiano un po’… E poi anche l’Italia ha il suo bel fascino con posti meravigliosi e gente buona ovunque 🙂
Viaggiare è un privilegio (anche se più volte ho detto che per me dovrebbe essere obbligatorio per tutti) quindi non voglio concedermi il lusso di dubitare se partire o no, ma quello di aver davvero definito i miei obiettivi sì. Troppe belle sensazioni mi fanno ricordare perché sono partito e ho la mente piena di immagini che mi confermano quante vite io abbia vissuto tutte insieme nel corso di questi ultimi anni. E chilometri.
Viaggiare è certamente una delle cose più belle che uno possa fare: arricchisce, apre la mente, ti aiuta a capire e ad avere empatia, ti libera dai pregiudizi e dalle quotidiane balle mediatiche… e molto altro. Ma porta anche a chiederti: cosa stai cercando?
Io quel che volevo l’ho ottenuto tanto tempo fa, ma è anche vero che un viaggio, come una vita, è in perenne evoluzione e gli obiettivi e le motivazioni cambiano in continuazione. Così ho iniziato a far mente locale alle mie. Ce ne sono, anche se sono mutate e sono così diverse negli ultimi mesi da mettermi anche un po’ in difficoltà. Così nasce la fatidica domanda: « Ne vale la pena?»
In effetti, ad oggi, la cosa che più mi pesa non è dormire per terra, al freddo, caricare e scaricare la moto, centellinare le energie, sudare e puzzare, ma quel che mi angustia da sempre: allontanarmi dai miei cari. Era ed è l’unica vera pecca del viaggiare. E da oggi inizia a pesarmi un po’ di più del solito. Un bel po’.
Devo ammettere che le centinaia di persone che ho conosciuto sinora mi hanno letteralmente stravolto l’esistenza: strette di mano, sorrisi, abbracci, pacche sulle spalle, offerte di cibo e alloggio, donazioni sul sito, complimenti, incoraggiamenti ed elogi fanno bene all’anima, specialmente quando sei stanco e spaesato.
Ma non parlo di autocelebrazione, di gloria o di essersi montati la testa. Semplicemente quel che sono ora lo devo anche grazie alle esperienze che questo meraviglioso viaggio mi ha così generosamente regalato. E quelle meravigliose persone che ho conosciuto lungo il mio cammino, o che mi hanno contattato, o che semplicemente mi hanno inviato un messaggio di incoraggiamento, sono in qualche modo ad esso collegato.
Così la risposta alla fatidica domanda non è per nulla scontata, ma un barlume di positività di fa largo. Sì, fortissimamente spero che ne valga la pena. È dura, lo è ogni volta di più, ma sento che dietro a qualche curva troverò la risposta che cerco.
Ecco il motivo che mi spinge a sopportare l’ennesimo, sofferto distacco, a caricarmi 16 kg sulle spalle e sorbire quattro ore di autobus, una di auto, due e mezza di aereo, altre due di autobus, una notte in aeroporto, poi altre diciotto di volo per poi terminare in bellezza con le ultime ventuno ore di autobus. Sto andando a riprendere la mia moto in Argentina. È tempo di puntare a nord; e di raggiungere l’ennesimo obiettivo.
A presto e buona strada. A me e a te che stai leggendo.
Un abbraccio,
Massi