Ora finalmente (non mi stancherò di ripeterlo) mi sento più leggero… libero… felice! Ebbene sì, dopo giorni di agonia (è proprio il caso di dirlo) mi sono finalmente ricongiunto alla mia bella! Una sensazione indescrivibile! Ma non è stato facile… per niente! Per giorni ho combattuto con indirizzi di posta di spedizionieri ed agenti che pensavano più a confondermi e a farsi i fatti loro… poi le quattro ore di viaggio per raggiungere il porto di Nhava Sheva (a 60 km a sud da dove sono ospitato) con treni, risciò, taxi, autobus e traghetti…
Poi le file e gli schiamazzi fra i vari uffici della Custom House dove nessuno sapeva cosa fosse un Carnet de Passage (il documento internazionale della moto)… Alla fine incontro un agente che si offre di istruirmi sui vari passaggi che dovrò affrontare da solo, ma mi mette in guardia di fronte alla lentezza e complicatezza della burocrazia indiana. In più, mi fa capire chiaramente che alcuni uffici funzionano solo se ‘unti’ a dovere… Ma non mi do per vinto e inizio il mio cammino. Mi inerpico fra uffici vari dove ognuno sa ben poco del proprio stesso lavoro, figuriamoci aiutarmi nel mio. Fatico tanto, a fine giornata sono stremato: non ho mangiato per via del nervosismo. Una cosa positiva: aver ammirato i panorami e gli scorci di Mumbai con le luci dell’alba, veramente pregevole. Torno a casa a sera tarda, distrutto, ma qualcosa ho prodotto. La moto deve ancora essere scaricata dalla nave… altri giorni che se ne vanno ed il visto che scade fra poco. Dopo il fine settimana passato allegramente (almeno quello) mi reco nuovamente al porto, ma stavolta lo scontro con gli uffici è a dir poco catastrofico: niente da fare, non produco nulla e mi impantano dinanzi ad un idiota che ha il potere di fermarmi in un circolo vizioso senza apparente via d’uscita.
Butto un giorno intero e a sera decido che è troppo: rischio di avere gli stessi problemi del visto iraniano e decido di parlare con l’agente del primo giorno; gli do incarico di aiutarmi nelle difficili pratiche contro le quali ho dovuto, ahimè, issare bandiera bianca. Ci attende un’altra giornata intensa al porto fra uffici vari, ma stavolta andiamo di volata da un ufficio all’altro (ma quelli giusti) ed in alcuni non posso entrare per via delle mazzette che viaggiano sotto i tavoli… Ore di attesa, ma FINALMENTE la rivedo, la posso toccare e riabbracciare: la mia bella è là davanti a me e, che ci crediate o no, dopo tre settimane ho una morbosa e viscerale voglia di baciarla! Viene liberata dai cavi, vado per farla partire e dopo un po’ di borbottii (comprensibili dopo così tanti giorni di riposo) la risento cantare come un usignolo! Alla fine della giornata sono le 20:00 passate e posso avviarmi verso casa… non ho pranzato né cenato, ma non è ancora finita! L’auto dell’agente che mi ha aiutato viene agganciata da un autotreno e squarciata nella parte anteriore. Mi tocca correre dietro all’autista fuggitivo, scrivermi la targa, tornare dal povero agente e via di cacciavite, pinze e martello per staccare fari, paraurti e risagomare il passa ruota, altrimenti la macchina non potrebbe muoversi! E poi via: stazione di polizia (dove l’ufficiale incaricato ci accoglie con un rutto degno della migliore annata dell’Oktoberfest) e, dopo la denuncia, finalmente rotta verso casa. Altri 60 km nelle malandate strade di Mumbai e infine il meritato riposo, all’una di notte. Sembra sia passata una vita, invece è stato uno dei giorni più intensi (e sofferti) da quando sono partito.
Così posso finalmente fare i bagagli, pulire la visiera del casco, preparare l’itinerario… tutto pronto, ma… sgrano gli occhi: non trovo il Carnet de Passage. È la goccia che fa tracimare il vaso, bagnare la tovaglia e cadere il tavolo, la sedia, tazze e bicchieri. Ce l’ha l’agente, si è dimenticato di ridarmelo… ed io di riprendermelo! Stavolta perdo veramente le staffe e, nonostante sia in una ex colonia inglese, quel che la mia bocca ha pronunciato non è proprio degno di un Lord: veramente irripetibile, ma stavolta mi sento più che giustificato! Un altro giorno perso in giro a recuperare questo cavolo di documento: sole, caldo, stanchezza (soprattutto accumulata nel corso dei precedenti giorni), rabbia e frustrazione. Ma non tutto va male: una ragazza italiana qui a Mumbai, Scilla, mi contatta tramite Couchsurfing e così, al termine dei giri per raggiungere l’ufficio dell’agente, posso concedermi quattro chiacchiere tricolori e un po’ di sane risate.
Persona squisita, viaggia da anni perché la vita sedentaria proprio non le sta bene… c’intendiamo immediatamente e ci diamo appuntamento per il Nepal! A questo punto non mi resta altro da fare che preparare schiena e chiappe (si può dire “Chiappe” senza offendere i gentili lettori? Ok, facciamo “Posteriore”…) ai 1600 km che mi separano fino al confine Nepalese… da raggiungere entro il 14 dicembre! Già mi sento stanco al solo pensiero… ma dopo lo stress delle ultime settimane non posso chiedere di meglio! Troppo a lungo sono stato lontano dalla strada, è ora di rimettersi in marcia!
PS: dimenticavo che oggi festeggio i miei primi quattro mesi di viaggio! Che sia l’inizio di un nuovo capitolo?