Passiamo diverse ore fra tè, stuzzichini, chiacchiere, risate, cazzate e musica. Parliamo di tutto: politica, ragazze, viaggi, auto, moto, gruppi musicali, cinema… E mi chiedono anche cosa sia il Bunga Bunga! Su questo argomento sono un po’ a disagio, trattandosi di una vicenda che riguarda una persona che dovrebbe rappresentarmi nel mondo… L’imbarazzo iniziale passa quando spiego un po’ di cose e faccio capire che sono uno di quelli che NON ha mai votato questo personaggio.
Anzi, se sono in viaggio lontano dall’Italia è anche dovuto a lui e al suo disinteresse totale per il benessere e le opportunità dei giovani. Capiscono tutto, ma con una naturalezza che mi sorprende. Ancora. Nonostante le innumerevoli occasioni in cui mi sono stupito, ancora riesco a farlo… Questi ragazzi non riescono a credere che io abbia trent’anni: a loro dire ne dimostro molti meno. E la cosa non mi dispiace! Mi sento anche io un ventenne universitario che fantastica su viaggi e sogni… In effetti, è quello che sto facendo, anche se (finalmente) qualcosa la sto mettendo in pratica. Dormiamo tutti insieme in uno stanzone pieno di tappeti (ma a me, l’ospite, riservano un comodissimo letto) e non mi sono mai sentito così giovane. L’indomani sveglia abbastanza faticosa (decisamente la parte peggiore di ogni giornata, secondo me) ma ricompensata (nel pomeriggio) dalla visita a Pamukkale. Posto meraviglioso, sembra di essere su di un altro pianeta! Travertino ovunque, acqua tiepida (un toccasana visto il caldo torrido) e vasche troppo invitanti per resistere.
Sembra di fare il bagno nella neve, su di un ghiacciaio, invece ci sono più di 30°C e gente (soprattutto ragazze) in costume ovunque. Il che non è male per le mie pupille… Incredibile scenario, la sensazione è veramente indescrivibile: bellissima! Anche il giro per le rovine di Hyarapolis, immediatamente sopra le vasche, ha dell’eccezionale: c’è ancora tanto da scavare, ma la vastità del sito è impressionante e sapere che sto calpestando lo stesso terreno di altre genti, di circa duemilatrecento anni addietro… be’, lascio a voi i commenti.
Tutto perfetto? Sì, e troppo: in serata la moto mi cade dal cavalletto e una valigia si piega. L’indomani sarei dovuto ripartire per Konya, invece mi tocca spendere cinque ore a smontare un macello di roba: bauletto centrale, borsa (ovviamente), telaietto laterale, traversino sotto al bauletto centrale… Lucio, che mi ha aiutato a montare il tutto prima della partenza, sa bene che genere di rottura di scatole sia vedersela con tutti quei bulloni e con componenti con così poca tolleranza. La vite di attacco alla pedana è spezzata e da sostituire, il telaietto è piegato e la valigia non ne vuole sapere di agganciarvisi. Con una buona dose di imprecazioni e di martellate quest’ultima riprende la forma che le compete, per il travertino ed il telaietto devo farmi aiutare dal padre di Izeet. Sono sconcertato: una caduta così banale, per giunta da fermo, e tutte queste cose da riparare? È questo il pensiero che mi accompagna durante le cinque ore per finire le varie operazioni. Caldo torrido e pantaloni da moto non vanno molto d’accordo…
Rimonto il tutto, ma non sono soddisfatto. Sapere che la componentistica che mi porto dietro non riesce a sopportare questo tipo di sollecitazioni non mi rallegra. Certo, la moto è andata a terra e il telaio portaborse non è stato progettato per le cadute, ma sapere che rischio così tanto anche per una singola scivolata da fermo non mi rende sereno. Va be’, ci penserà il barbecue in serata a distogliermi da tali pensieri…