In questa pagina di diario ho da raccontare qualcosa che le immagini possono esplicare molto, ma mooolto meglio! Lasciata Uyuni ci dirigiamo verso la caotica Potosí, a ristorarci dalle fatiche della Laguna Colorada e a gustare l’ottimo ed economico cibo Boliviano, sempre attenti a non cadere vittima delle scarse condizioni igieniche dei preparatori.
Qui abbiamo la possibilità di entrare direttamente all’interno della miniera Cerro Rico e fare esperienza di come vivano i minatori: compriamo alcol e foglie di coca, dinamite e detonatori per regalarli ai lavoratori che incontreremo. Vestiti quasi da carnevale andiamo nei meandri della Pacha Mama ad inginocchiarci in cunicoli a misura di boliviano, a scavare e spostare carriole, scaricare e brindare con loro augurando un “raccolto” proficuo.
Le condizioni di lavoro sono terribili: polvere dappertutto e nessuna mascherina in giro, utensili minimi e l’età dei lavoratori a volte decisamente troppo “tenera” (un ragazzino di fronte a noi ha appena quindici anni). Molti si ritrovano a lavorare qua per aiutare la famiglia, spesso troppo numerosa, oppure per mantenere un figlio arrivato troppo presto; i preservativi da queste parti sono molto poco apprezzati. L’aspettativa di vita di un lavoratore è fortemente compromessa da quanto saranno saturi i suoi polmoni e purtroppo ad arricchirsi saranno solo le potentissime corporazioni minerarie del Paese. La storia si ripete…
Dopo questa esperienza davvero “forte”, da Potosí a Sucre la strada è stupenda e solo il traffico cittadino è stavolta abbastanza clemente. Da là a Cochabamba è un altro bel viaggiare, rovinato dal supporto della valigia che si è rotto ancora… Mi viene in aiuto il gruppo R.A.G.M.I. presente in tutto il Sud America: una comunità di motociclisti sempre pronta ad aiutarsi e prima di ripartire il fantastico Freddy mi risolve in problema direttamente a casa sua, un mito!
Da là la rotta è verso La Paz, dove vogliamo arrivare verso vie traverse, è la Yungas Sur (n°25) ed è un tripudio di paesaggi MERAVIGLIOSI, ma compromessa da fango, buche, sterrato, smottamenti, frane e una pioggia semi costante che rende il tutto ancora più “fragrante”! Una meraviglia per i sensi, ma stancante a morire con in suoi 15 km/h di percorrenza media, ecco un video giusto per rendere l’idea: https://www.youtube.com/watch?v=u-RWP7sYsHY. Ci fermiamo ad Independencia, un paesino sperduto nel mezzo del nulla e possiamo procedere solo dopo un giorno intero ad aspettare che spiova. Dobbiamo tornare sulla superstrada (super è una esagerazione) visto che un fiume in piena ci avrebbe sbarrato la via.
Arriviamo a El Alto di La Paz sotto una pioggia costante ed un traffico assolutamente terribile! Ma è solo una tappa di passaggio verso Coroico dove possiamo percorrere la famosa Yungas Norte, meglio conosciuta come el Camino de la Muerte. I panorami sono davvero spettacolari ed alcuni passaggi da brividi, ma sinceramente dopo aver percorso le strade interne sin qui, ci rendiamo conto di aver rischiato molto di più nei giorni passati che oggi.
Dopo infinite sofferenze “motoristiche” dovute alla quota, alle candele imbrattate ed il filtro dell’aria ignobile, arriviamo finalmente al lago Titicaca, un vero e proprio mare a 4000 metri di quota, stupendo. L’Isla de Sol merita una passeggiata fra rovine spettacolari e paesaggi mozzafiato. È tempo di festeggiare con dell’insuperabile trota nel paesino di Copacabana, da qui la frontiera è poco lontana! Usciamo dal Paese con ricordi ed emozioni infinite, assolutamente non rovinate dall’ufficiale di polizia che ci chiede una lauta “mancia” prima di uscire, ma quel che ne ottiene è una solenne cazziata da parte di Mauro e la totale indifferenza mia e di Niklas.
Lasciamo la Bolvia con lo stomaco un po’ sottosopra, con centinaia di chilometri di strade terribili ma che mi e ci hanno regalato paesaggi stupendi e, soprattutto per me, tantissima esperienza motociclistica in più!