O quasi, visto che per raggiungere il primo paesino ci vogliono ancora dei bei chilometri. Ma sento come di aver attraversato un lago ghiacciato, desolato ed esser finalmente approdato all’altra sponda. Me ne accorgo dal prezzo della benzina a Nundroo, finalmente a livelli umani; ormai il deserto è lontano. Mi faccio due chiacchiere con la commessa, tedesca, intenta a lavorare gli ottantotto giorni per ottenere il secondo working holiday visa. Tiro dritto nonostante il caldo da paura e i sorrisi ammiccanti della signorina… diciamo che non è il mio tipo, va’! Già da Esperance ho preso contatti con Wayne a Streaky Bay: il mio nuovo amico mi aspetta da giorni! Ci incontriamo ed è subito intesa: simpatico e sorridente, lo rendo ancor più felice quando gli metto sotto braccio una bella cassa di birra. Ci vuol poco a far felice ‘sti australiani… Andiamo verso casa sua, assolutamente lontano dal paese: su una collinetta di sabbia, non lontana dalla costa rocciosa che da sul mare. Un paesaggio bellissimo ed immerso nella natura. Wayne vive con la sua compagna ed i suoi innumerevoli cani lontano da linee telefoniche, tubature dell’acqua e fili dell’elettricità. Tutto quel di cui ha bisogno, lo produce: pannelli solari e mulini a vento per l’elettricità, aqua piovana per i servizi ed un piccolo di orto per qualche ortaggio. Wayne è famoso per la sua abilità con la moto ad acqua, specialmente nell’ambiente dei surfisti. A volte si fanno trainare sulle cresta delle onde più grandi ed arcigne, per poi mollare la corda e procedere come è solito vederli. Appena arrivato vengo già messo all’opera: via sulla moto ad acqua (le birre sempre con noi) per imparare i rudimenti di guida e come far funzionare questo raffinato mezzo. Davvero veloce e potentissimo, ci metto un po’ a capire come va condotto: decisamente una altro mondo se paragonato alla controparte a due ruote. E non mi riferisco alla sola superficie su cui si muovono. Davvero un bel giocattolino, specialmente quando è il proprietario a muoverlo: questi mezzi sono capaci di far cose straordinarie…
A casa mi aspetta un intero autobus (ho scritto bene!) a mia disposizione: è parcheggiato in maniera definitiva davanti casa ed all’interno ci sono due luci, una televisione, una radio e ben cinque letti con delle caldissime coperte (la sera, complice la brezza marina, fa veramente fresco). Praticamente un paradiso. Mi ricoda da morire il Magic Bus di Chris ‘Alexander Supertramp‘ del fil Into the wild. Una figata pazzesca! Il giorno dopo capisco perché sono stato addestrato in tal senso: muta sulla pelle (nonostante venga da un paese di mare, è la prima volta per me) e via a… pesca di gamberi! Con delle trappole e delle esche trainate su una tavola legata alla coda, andiamo a verificare le trappole già piazzate e disporne di nuove. Per oggi nulla nelle ceste. Passo la giornata a scrivere ed aggiornare il diario, riposarmi (la traversata è stata intensa ed un po’ stancante) e godere della lontananza dalla civiltà, cosa che sto sperimentando intensamente nelle ultime settimane. La moto va benissimo, ho solo constatato un eccessivo ed anomalo consumo del pneumatico posteriore. Sarà stato l’asfalto rovente della Heyre HW? Eppure ho provato a seguire le tracce scavate dagli altri veicoli, dove l’asfalto era meno rugoso… Non so, forse ho fatto male i calcoli fra Bar e PSI, qua in Australia c’è un mix fra il sistema metrico e quello anglosassone… di non intuitiva comprensione. Conrollerò appena possibile, qua sono quasi all’età della pietra e non posso far altro che mentenere la catena con i prodotti che ho per la pulizia e la lubrificazione. Il giorno dopo una buona notizia, una media ed una cattiva: a buona è che peschiamo due gamberi, la media è che capisco che non sarò mai un pescatore provetto (dopo poco, le onde del mare hanno effetto sul mio stomaco ed incomincio a soffrir di mal di mare) e la cattiva è che schiaccio la macchinetta della portiera dell’auto di Wayne.
Risultato: funziona ancora, ma ho lo zoom parzialmente compromesso. Peccato, finora le foto che ha prodotto sono state un portento! In compenso, sono contento per aver veleggiato sul mare in compagnia di due foche selvatiche: sono davvero stupende viste nel loro habitat e poter ammirare la grazia e la maestria con la quale nuotano è davvero un privilegio. Passo un altro giorno in assoluto relax a guardare un po’ di film con il mio amico, la sua compagna, dell’ottimo gelato ed i cani che sembrano gradire le pellicole. Mi rimetto in marcia una mattina nuvolosa, ma col cuore pieno di gioia per poter esplorare anche il South Australia. Da subito mi son accorot che qua la gente parla in maniera decisamente diversa rispetto al Western Australia: finalmente non devo storcere la faccia e spalancare le orecchie per capire quel che dicono! Prodigi dei dialetti australi… La strada verso Port Lincoln mi vede su un asfalto costeggiato a tratti da colline di sabbia: fa caldo, ma non troppo e la vicinanza estemporanea del mare mi tiene su di morale. Arrivo a metà strada del percorso che mi aspetta oggi e… succede il fattaccio: esco dalla strada per andare a respirare un po’ di brezza marina a Port Kenney e, nel rimettermi sulll’asfalto, sento la moto oscillare intensamente. Capisco subito cosa ci sia che non vada, sebbene non mi sia mai capitato prima. Mi fermo ed ispeziono gli pneumatici: l’anteriore è a terra. Si vede che l’ultimo fuoristrada (assolutamente banale) e la pressione incorretta hanno creato il risultato che ho ora sotto gli occhi. Ok, no problema. Gli attrezzi ce li ho, su youtube ho visto come si opera… iniziamo! Sono fortunato che è capitato dinanzi ad una stazione di servizio con annesso campeggio sul retro.
Ma ancora non lo so. Il problema che devo risolvere è sollevare la ruota anteriore. È appena passata l’ora di pranzo e riesco a mettermi sotto un’albero: fa caldo ed il sole picchia! Provo con un masso e farci scendere la moto (dal cavalletto centrale) sopra, appoggiandola sul paramotore. Ottengo un mazzo spaccato in due ed il problema irrisolto. Posso allora solo metterla su una sporgenza del terreno e scavare con la ruota posteriore, così da alzare e liberare l’anteriore. Funziona, ma a fare il contrario immagino i dolori. Ma inizio l’opera. Smonto il coperchio del mozzo, lo libero dalla forcella e la ruota viene via. Mentre libero la camera d’aria mi si avvicina un signore: suo figlio è apprendista meccanico. Sapevo di esser una persona fortunata, ma ‘sfacciatamente fotunata’ mi mancava! Iniziamo a lavorare in due ed è molto più facile usare le leve in questo modo, per ptoer rimettere la nuova camera d’aria all’interno dello pneumatico. Apprezzo anche il suo compressore elettrico è infinitamente più lesto della mia pompa a pedale nel rigonfiare la camera d’aria appena installata. Passa un’ora e la moto è pronta. Insieme la liberiamo dalla terra e… vado per gonfiare la gomma… e non succede nulla! Dobbiamo aver pizzicato la nuova camera d’aria con le leve, non c’è altra spiegazione! … (i puntini indicano parolacce a profusione) …
Tutto da rifare! Via di nuovo: smonta, togli, separa, ma adesso ho ben due camere d’aria bucate! Col suo kit per riparare le bici (!) mettiamo una pezza alla prima camera d’aria e di nuovo tutto alla rovescia. Stavolta funziona. A la gomma si gonfia e posso riparire, non prima di aver lasciato una bella mancia a questo diciassettenne che è solo un apprentista, ma ha un bel cuore d’oro. Vado per ripartire ed accadono due cose: la prima è che anche suo padre ha bucato la minimoto che usa per andare a pesca. Si vede che ‘sto posto porta una bella sfiga! La seconda è la gomma anteriore non va come dovrebbe! Ancora! Altri puntini… … …!!! Che è successo stavolta?! La gomma è montata male, la spalla non è uscita come avrebbe dovuto e mi sembra di viaggiare su una montagna russa. La ruota oscilla tanto, ma non ho più voglia di lavorarci. Sotto i 60 km/h il difetto sis ente tanto, sopra va meglio. È un’azzardo, ma decido di proseguire così. Sono in ritardo per raggiugnere Port Lincoln e la ragazza che mi ospiterà è convinta che non ce la farò ad arrivare in tempo. Mi metto sugli 80 km/h e per due interminabili ore vedo di recuperare il tempo perduto. Mi concedo una sola sosta ad Elliston, con un detour su una strada bianca che costeggia delle scogliere alte e bellissime. Se la ruota mi abbandonasse anche qui, non potrei darle torto, ma decido di non rinunciare a questo tratto di Australia e confido nella buona stella che da sempre mi accompagna. I chilometri scorrono lenti e le vibrazioni avvertibili: il tempo non passa mai e vorrei arrivare quanto prima. Ma mi ci vorranno altre ore. Dopo intemrinabili momenti e preoccupazioni senza fine, arrivo finalmente e sorprendentemente a destinazione! Port Lincoln e Linda mi accolgono con tutto il loro splendore e mi accingo a vivere una delle settimane più belle da quando sono arrivato in Australia. Ma tutto questo ancora non lo so, lo sperimenterò poco a poco… e sarà un crescendo incredibile!