Tutto liscio come l’olio, raggiungo la mia destinazione abbastanza agevolmente, il tutto condito da un caldo torrido e la moto che fa il suo dovere. Andando a Belgrado mi ero accorto che, lasciando il manubrio, lo sterzo iniziava a sbacchettare a destra e sinistra in maniera abbastanza preoccupante. Ho temuto per i cuscinetti del mozzo anteriore, nonostante abbiano meno di otto mila chilometri all’attivo.
E non avessi fatto fuoristrada. Per fortuna si trattava solo del carico extra (come descrittomi dai meccanici dell’officina, contattati tramite e-mail): la moto risulta leggermente sbilanciata sul posteriore e questo contribuisce a creare l’effetto descritto. Visto che a moto scarica lo sterzo va dove deve andare (praticamente è la moto a guidare me) ci metto una pietra sopra e passa la paura. Mi godo un po’ di curve e raggiungo questa chiesetta esattamente al centro di una fortezza. Il paesaggio è molto suggestivo e i colori sono intensi. Mi fermo per bere, fare un po’ di foto e rilassarmi. Incontro Mile, un simpatico muratore che lavora al rifacimento di parte della cinta esterna per realizzare un punto panoramico. Conosce alcune parole d’italiano e la nostra conversazione è povera di contenuti, ma molto espressiva e simpatica. Mi osserva attento mentre pulisco e lubrifico la catena, risistemo i bagagli e mi appresto a partire. Foto e scambio degli indirizzi, ma mentre sto per mettere il casco arrivano i suoi colleghi: pausa pranzo e tre ragazzi, molto più giovani di quel che appaiono, mi circondano e uno di essi inizia a parlarmi in inglese. Manco il tempo di presentarmi e mi invitano a pranzo con loro. Accetto molto volentieri, ma non immagino neppure lontanamente cosa sta per accadermi.
Tutto liscio come l’olio, raggiungo la mia destinazione abbastanza agevolmente, il tutto condito da un caldo torrido e la moto che fa il suo dovere. Andando a Belgrado mi ero accorto che, lasciando il manubrio, lo sterzo iniziava a sbacchettare a destra e sinistra in maniera abbastanza preoccupante. Ho temuto per i cuscinetti del mozzo anteriore, nonostante abbiano meno di otto mila chilometri all’attivo.
E non avessi fatto fuoristrada. Per fortuna si trattava solo del carico extra (come descrittomi dai meccanici dell’officina, contattati tramite e-mail): la moto risulta leggermente sbilanciata sul posteriore e questo contribuisce a creare l’effetto descritto. Visto che a moto scarica lo sterzo va dove deve andare (praticamente è la moto a guidare me) ci metto una pietra sopra e passa la paura. Mi godo un po’ di curve e raggiungo questa chiesetta esattamente al centro di una fortezza. Il paesaggio è molto suggestivo e i colori sono intensi. Mi fermo per bere, fare un po’ di foto e rilassarmi. Incontro Mile, un simpatico muratore che lavora al rifacimento di parte della cinta esterna per realizzare un punto panoramico. Conosce alcune parole d’italiano e la nostra conversazione è povera di contenuti, ma molto espressiva e simpatica. Mi osserva attento mentre pulisco e lubrifico la catena, risistemo i bagagli e mi appresto a partire. Foto e scambio degli indirizzi, ma mentre sto per mettere il casco arrivano i suoi colleghi: pausa pranzo e tre ragazzi, molto più giovani di quel che appaiono, mi circondano e uno di essi inizia a parlarmi in inglese. Manco il tempo di presentarmi e mi invitano a pranzo con loro.
Accetto molto volentieri, ma non immagino neppure lontanamente cosa sta per accadermi. Andiamo ad una casupola mezza malandata e mi mettono seduto a tavola con loro senza la possibilità di fare alcunché: condividono con me il pane, il pollo con le patate, i pomodori e i fagioli che i loro familiari hanno preparato per loro. Mi fanno mangiare in quantità mentre parliamo del più e del meno: famiglia, lavoro, ragazze, cazzate in generale. Sono delle persone fantastiche, in particolar modo Sole, un ragazzo di diciannove anni (non avrei mai potuto indovinarne l’età) che sembra già un uomo vissuto. Sole è il soprannome del padre ed anche il suo: perché sono entrambi grandi e forti, splendenti come il Sole.
Una massa impressionante di muscoli per lavorare, andare in palestra, combattere, ammaliare le ragazze e una volta ogni tanto ballare in qualche club. Per lui ed i suoi amici i muscoli contano più di ogni altra cosa e mi fanno mangiare perché, per i loro standard, io sono abbastanza gracile! In effetti sembro un mingherlino al loro confronto… ma quel che è importante è la familiarità, amicizia e cordialità con la quale mi fanno sentire uno di loro nonostante ci siamo conosciuti da pochi minuti. Mi chiama “My friend”, i suoi colleghi sono “Brother” e i suoi occhi sono colmi di vita ed energia. Mangio come non mai, stavolta il sapore è dato dalle sensazioni, non dalla cucina. Pancia stracolma e tempo di ripartire? No! Mi trattengo con loro e, in men che non si dica, decido di fiondarmi sul rimorchio che li porta, pochi metri più in là, a far carico di pietre da adoperare per il rifacimento delle mura della fortezza. Guanti, sole (quello comunemente detto) cocente e via a caricare pietre. Condivido con loro due ore intense di sudore, fatica, polvere, ma anche sorrisi, energia allo stato puro e goliardia. Non mi fanno neppure caricare le pietre più grosse: io non ho la cintura e vogliono divertirsi loro per allenare i muscoli.
Due ore di sudore che non dimenticherò mai. Certo, per me è quasi un gioco e posso andarmene quando voglio, loro sono là per restare e non è certo come lavorare in ufficio. Ma a queste persone il lavoro piace e non si lamentano. Credo questa sia stata l’esperienza più intensa da quando sono partito. Ho condiviso delle ore intensissime ed emozionanti, mi sono sentito parte di un mondo che non conoscevo e, a dirla tutta, mi sono sentito povero. Anzi: poverissimo. Queste persone lavorano sodo e si fanno il culo per pochi euro al mese (anzi, l’Euro neppure ce l’hanno come moneta), eppure sono pronte a condividere tutto quel che hanno con un perfetto sconosciuto, un marziano arrivato chissà da dove con una tuta spaziale ed una navicella stracarica di cose che, ora che le guardo, mi sembrano solo inutili e pesanti. Ricorderò per sempre questa esperienza, Sole, dall’alto dei suoi diciannove anni e del suo metro e novanta mi ha mostrato cosa significa essere ricchi: ricchi di cuore, animo impavido, entusiasmo nella vita, disponibilità a condividere persino il pane con chiunque sappia apprezzarlo. Ringrazio un milione di volte, ma la risposta che ricevo è sempre “No thanks, my friend”. Abbraccio tutti, metto il casco e riparto, sebbene a malincuore.
Questa volta il muro delle mie conoscenze e delle mie convinzioni ha ricevuto una botta allucinante e sta iniziando a vacillare. Non potrò mai esprimere concretamente loro la mia gratitudine per questo. … e la giornata non è ancora finita. Al mio arrivo a Nis incontro Dragana (anche lei in AEGEE) e mi aiuta con l’ostello, mi spiega un po’ di cose della città e mi dà un paio di dritte per la cena. Mentre cerco il ristorante chiedo ad un ragazzo dove si trovi la strada. Manco ci presentiamo e mi fa strada egli stesso. Gli dico chi sono e cosa sto per fare. La risposta è un invito a cena e la voglia di saperne di più sul mio conto.
Nel ristorante all’aperto dove ci fermiamo ci sono tantissime belle ragazze (forse in Serbia l’acqua ha proprietà magiche) e parliamo del più e del meno. Finita la cena faccio di tutto per offrire, ma non c’è storia. Paga lui e mi promette che ci terremo in contatto. Dopo il pranzo, ho ancora meno parole per descrivere l’ospitalità del popolo serbo. E altre parole vengono meno quando mi offrono anche la birra della serata… incontro Nenad e i suoi amici, alcuni locali ed alcuni CouchSurfer (www.couchsurfing.com) e spendo la serata a chiacchierare e bere birra sul lungo fiume. Decisamente una delle giornate più intense e sorprendenti da quando sono partito…
Andiamo ad una casupola mezza malandata e mi mettono seduto a tavola con loro senza la possibilità di fare alcunché: condividono con me il pane, il pollo con le patate, i pomodori e i fagioli che i loro familiari hanno preparato per loro. Mi fanno mangiare in quantità mentre parliamo del più e del meno: famiglia, lavoro, ragazze, cazzate in generale. Sono delle persone fantastiche, in particolar modo Sole, un ragazzo di diciannove anni (non avrei mai potuto indovinarne l’età) che sembra già un uomo vissuto. Sole è il soprannome del padre ed anche il suo: perché sono entrambi grandi e forti, splendenti come il Sole. Una massa impressionante di muscoli per lavorare, andare in palestra, combattere, ammaliare le ragazze e una volta ogni tanto ballare in qualche club.
Per lui ed i suoi amici i muscoli contano più di ogni altra cosa e mi fanno mangiare perché, per i loro standard, io sono abbastanza gracile! In effetti sembro un mingherlino al loro confronto… ma quel che è importante è la familiarità, amicizia e cordialità con la quale mi fanno sentire uno di loro nonostante ci siamo conosciuti da pochi minuti. Mi chiama “My friend”, i suoi colleghi sono “Brother” e i suoi occhi sono colmi di vita ed energia. Mangio come non mai, stavolta il sapore è dato dalle sensazioni, non dalla cucina. Pancia stracolma e tempo di ripartire? No! Mi trattengo con loro e, in men che non si dica, decido di fiondarmi sul rimorchio che li porta, pochi metri più in là, a far carico di pietre da adoperare per il rifacimento delle mura della fortezza. Guanti, sole (quello comunemente detto) cocente e via a caricare pietre. Condivido con loro due ore intense di sudore, fatica, polvere, ma anche sorrisi, energia allo stato puro e goliardia. Non mi fanno neppure caricare le pietre più grosse: io non ho la cintura e vogliono divertirsi loro per allenare i muscoli. Due ore di sudore che non dimenticherò mai. Certo, per me è quasi un gioco e posso andarmene quando voglio, loro sono là per restare e non è certo come lavorare in ufficio. Ma a queste persone il lavoro piace e non si lamentano.
Credo questa sia stata l’esperienza più intensa da quando sono partito. Ho condiviso delle ore intensissime ed emozionanti, mi sono sentito parte di un mondo che non conoscevo e, a dirla tutta, mi sono sentito povero. Anzi: poverissimo. Queste persone lavorano sodo e si fanno il culo per pochi euro al mese (anzi, l’Euro neppure ce l’hanno come moneta), eppure sono pronte a condividere tutto quel che hanno con un perfetto sconosciuto, un marziano arrivato chissà da dove con una tuta spaziale ed una navicella stracarica di cose che, ora che le guardo, mi sembrano solo inutili e pesanti. Ricorderò per sempre questa esperienza, Sole, dall’alto dei suoi diciannove anni e del suo metro e novanta mi ha mostrato cosa significa essere ricchi: ricchi di cuore, animo impavido, entusiasmo nella vita, disponibilità a condividere persino il pane con chiunque sappia apprezzarlo. Ringrazio un milione di volte, ma la risposta che ricevo è sempre “No thanks, my friend”. Abbraccio tutti, metto il casco e riparto, sebbene a malincuore. Questa volta il muro delle mie conoscenze e delle mie convinzioni ha ricevuto una botta allucinante e sta iniziando a vacillare. Non potrò mai esprimere concretamente loro la mia gratitudine per questo. … e la giornata non è ancora finita.
Al mio arrivo a Nis incontro Dragana (anche lei in AEGEE) e mi aiuta con l’ostello, mi spiega un po’ di cose della città e mi dà un paio di dritte per la cena. Mentre cerco il ristorante chiedo ad un ragazzo dove si trovi la strada. Manco ci presentiamo e mi fa strada egli stesso. Gli dico chi sono e cosa sto per fare. La risposta è un invito a cena e la voglia di saperne di più sul mio conto. Nel ristorante all’aperto dove ci fermiamo ci sono tantissime belle ragazze (forse in Serbia l’acqua ha proprietà magiche) e parliamo del più e del meno. Finita la cena faccio di tutto per offrire, ma non c’è storia. Paga lui e mi promette che ci terremo in contatto.
Dopo il pranzo, ho ancora meno parole per descrivere l’ospitalità del popolo serbo. E altre parole vengono meno quando mi offrono anche la birra della serata… incontro Nenad e i suoi amici, alcuni locali ed alcuni CouchSurfer (www.couchsurfing.com) e spendo la serata a chiacchierare e bere birra sul lungo fiume. Decisamente una delle giornate più intense e sorprendenti da quando sono partito…