Queste le misure “magiche” per venire fuori da un bel pasticcio. Grazie al mio amico Joh riesco a tornare in città, ruota in spalla, ed inizia la ricerca dei cuscinetti. Mi reco da suo cognato Ezequiel, meccanico tuttofare che si offre di aiutarmi sin da subito. La certezza che le persone si prodigano per aiutarmi mi dà una sicurezza infinita.
Per fortuna un ricambista di sua fiducia mi trova i cuscinetti, ma il parapolvere è ostico da rintracciare. Giro tutti i ricambisti della città con 2°C e vento polare… e siamo in estate! Nulla, il ricambio non salta fuori, ma mi ricordo di Mario, motociclista incontrato sulla strada per Ushuaia: ha un negozio di ricambi per moto a Rio Grade… coincidenza? Ormai non ci credo da un pezzo…
Giusto in questi giorni mi sto sentendo con un altro viaggiatore, Luigi, anche lui su Africa Twin e proprio fra poco arriverà a Ushuaia, così lo contatto per chiedergli di passare dal mio amico a ritirare il parapolvere per me, ma per l’intero giorno a Ushuaia non funziona né internet né i cellulari… esser alla fine del mondo implica anche questo. Riusciamo a sentirci solo quando è già arrivato in città, ma un suo amico arriva il giorno dopo e potrebbe farmi questo favore. Così anche Denis entra a far parte di questa storia e lo consegna al buon Luigi, il quale me lo porge durante una cena a base di merluzzo nero con salsa di centolla… una delizia per il palato e avere fra le mani il pezzo che mi mancava mi rende ultra-stra-iper-felice!
Tanta felicità e il freddo degli ultimi giorni mi mettono al tappeto con febbre alta e dolori fortissimi allo stomaco, credo di essermi beccato anche un bel virus a completare il quadro. Ne vengo fuori con due giorni di digiuno e molta stanchezza, mentre fuori addirittura nevicava… Appena in piedi torno all’officina da Ezquiel, rimontiamo la ruota e poi finalmente dalla mia bella per recuperarla. I militari che l’hanno tenuta in custodia mi salutano come un fratello e quasi mi spiace lasciarli in quella situazione di “confino”… Ma sono finalmente libero di trotterellare fra polvere e pietre lungo la Ruta J, bellissima: meritava la deviazione sin qua. Noto tuttavia che il motore necessita io acceleri un po’ troppo per marciare come si deve, come se la ruota fosse frenata.
Difatti il distanziale fra i cuscinetti si era assottigliato a causa del cuscinetto esploso ed ora è troppo corto! Via su internet a cercare la misura esatta: Elisa, Mirco, Giovanni, Federico e Fabio (tutti dall’Italia) si danno da fare per trovare la misura esatta: 123,7 mm! Ora è il turno di Vittorio, padre di Ezequiel, mentre l’altro figlio Federico mi salda il telaietto posteriore, danneggiato dalle tante vibrazioni. Non riuscendo a trovare un pezzo da modellare, Ezequiel fa una saldatura sul distanziale danneggiato e poi Vittorio lo rende perfetto al tornio, misura impeccabile! Finalmente rimontiamo tutto, la ruota è libera di girare come deve e io di tornare a trottare libero!
Così nuovamente ricarico i bagagli e mi dirigo da Mario a ringraziarlo e pagarlo per il parapolvere, ma accetta solo i ringraziamenti. Un grande. L’indomani sono in strada lungo la Ruta B e mi sento libero di viaggiare ben due giorni sino a Porvenir, tuttavia ancora una volta la Tierra del Fuego decide che io non possa allontanarmi troppo: non so se sia stata causa della pioggia, della breccia profonda, della contropendenza, del vento, della velocità troppo bassa o della mia leggerezza, fatto sta che mi ritrovo con il sedere per terra, moto sdraiata e e valigia sinistra praticamente a pezzi.
Non mi sconpongo, non impreco, non mi sono fatto bene e anche la moto sta bene: fatto sta che sono sempre più convinto che la Tierra del Fuego voglia inglobarmi. Metto le valigie su di una camionetta, inzia a piovere e raggiungo di nuovo il buon Mario: ha due meccanici che lavorano per lui e via di fresa, saldatore, martello, trapano e tanta pazienza per ricostruire gli attacchi, rimodellare la borsa incriminata che sembra un quadro di Dalì. Armando e Omar, questi altri due angeli lungo il mio cammino che sistemano anche il telaio portaborse (piegato e aperto) e il guidacatena del forcellone, spaccato in tre pezzi. Il paramotore ha un paio di segni ma la moto è intatta, non mi interessa altro. Un altro giorno passato a sorridere con esseri umani meravigliosi che mi lasciano costantemente senza parole. E un alfajor (un dolce tipico) che mi porot dietor da Rio Gallegos prende il volo: “Se lo mangi tornerai in Tierra del Fuego o non la lascerai mai!” erano le parole di Azul, la dolce mamma che me lo aveva regalato. In questo momento lo vedo più come un peso da portarmi dietro e visto cosa mi sta accadendo il suddetto alfajor viene scagliato via. Mi sento più leggero, vediamo se la cosa funziona.
L’indomani di nuovo in viaggio, parto tardi per salutare tutte le persone che mi hanno aiutato e raggiungo la frontiera di San Sebastian (la Ruta B, visto l’accaduto, sta bene dove sta). Dormo in tenda appena superato il confine e alle 7:00 sono di nuovo in marcia: 136 km di sterrato pesante, arenoso e davvero poco simpatico. In cima vento e pioggia, ne avrei fatto volentieri a meno. Guido con cautela, vado troppo lento, ma devo riacquisite confidenza con la moto e il suolo locale, cosa che non mi riesce naturale oggi. Ci metto un’eternità a percorrere la distanza e solo quando David mi supera a bordo di una Fazer 1000, carico di bagagli e la sua ragazza Valentina, mi rendo conto di avere davvero un problema: devo riacquisire la tranquillità di un tempo e lasciar fare all’acceleratore!
Insieme trascorriamo le due ore del traghetto da Porvenir a Punta Arenas, parlando di viaggi, moto, Italia che ci fa dannare, i 200’000 km della sua moto, di voglia di scoprire ancora di più questo pazzo mondo che ci ospita e di continuare a farlo su queste meravigliose due ruote che ci accompagnano. Per me un senso di liberazione raggiugnere Punta Arenas e cominciare lentamente la risalita verso San Carlos de Bariloche.
Sto bene, mi sento vivo e finalmente più leggero, se riguardo i visi di chi mi ha aiutato spontaneamente sinora mi rendo conto ancora di più che la fatica e i problemi valgono ogni singolo chilometro fatto… e che farò. Ben ritrovata strada!
Articoli correlati
Lascia un commento